Prosegue il processo scaturito dall’operazione antimafia Campus Belli. Processo in cui tra gli imputati spicca Ciro Caravà, ex sindaco di Campobello di Mazara arrestato all’alba del 16 dicembre 2011 con altre undici persone. L’accusa per Caravà è quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Per gli inquirenti l’ex sindaco di Campobello di Mazara sarebbe stato più che vicino alla locale famiglia mafiosa. Caravà, che è ancora in carcere a Palermo, ha sempre respinto ogni accusa. “Io sono il sindaco dell’antimafia, io sono contro la mafia, è la mafia che mi ha incastrato”, ha detto più volte da quando è stato arrestato. Adesso per portare ancora avanti questa tesi i suoi avvocati vogliono sentire al banco dei testimoni l’ex prefetto di Trapani Stefano Trotta e l’ex questore Giuseppe Gualtieri. “Per la soluzione delle varie problematiche del Comune di Campobello - hanno detto nel corso dell’ultima udienza Giuseppe Oddo, Giuseppe Parrinello e Giovanni Lentini, legali di Caravà - il nostro assistito si è sempre rivolto e fatto riferimento ai rappresentanti dello Stato come Trotta e Gualtieri”. Infatti del suo ufficio in Comune l'ex sindaco aveva la foto dei due rappresentanti dello Stato. "Guardi dove tengo la foto", indicava orgoglioso a noi giornalisti. Il processo si tiene al Tribunale di Marsala e le prossime udienze sono fissate per il 24 e il 31 ottobre. E già da subito la difesa di Caravà vorrebbe sentire Trotta e Gualtieri, già inseriti nella lista dei testi all’inizio del processo. Si tenta di convincere i giudici dell’estraneità di Caravà alla famiglia mafiosa di Campobello. Gualtieri e Trotta saranno chiamati quindi a testimoniare, e bisognerà vedere come risponderanno.
Durante l’ultima udienza ha testimoniato Francesco Truglio, ex presidente dell’Ato Belice Ambiente tra il 2006 e il 2010 che ha parlato della decisione di Caravà di non votare il bilancio durante la gestione di Emanuele Cristaldi più altre vicende sulla gestione della raccolta dei rifiuti.
Caravà quindi si difende dicendo che ha fatto tutto per il bene della città di Campobello. Ma c’è chi non la pensa così, come la Corte dei Conti che quest’estate ha condannato l’ex sindaco a risarcire 300 mila euro al Comune per gli incarichi allegri elargiti durante la sua amministrazione. Oltre a Caravà nel processo sono imputati l'anziano boss Leonardo Bonafede, Cataldo La Rosa, Simone Mangiaracina, considerati il ”braccio operativo” di Bonafede. Oltre a loro c’è anche Gaspare Lipari, che secondo le indagini della Dia sarebbe stato l’anello di congiunzione tra il sindaco e il capomafia. E poi ancora Antonino Moceri e Antonio Tancredi imprenditori del settore olivicolo accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.