Ieri, nell'aula bunker di Trapani, alcuni degli imprenditori dalle cui denunce scaturì, nella primavera del 2012 l'operazione della Squadra mobile di Trapani denominata "Crimiso", hanno testimoniato in aula accompagnati dall'associazione LiberoFuturo.
Nel procedimento penale si sono costituite anche Addiopizzo, FAI (Federazione antiracket italiana) e Confindustria.
L'operazione Crimiso ha permesso di condurre in carcere 12 soggetti del panorama mafioso del nostro territorio ed ha anche consentito di tracciare una nuova mappa della mafia locale.
Gli arrestati avrebbero presumibilmente dato vita ad una nuova faida tra clan, considerando che si stavano delineando le basi per una netta spaccatura all’interno della famiglia mafiosa di Castellammare.
Un gruppo legato a Diego Rugeri aveva intrapreso alcune attività criminali, quali estorsioni e intimidazioni, sotto il controllo di Antonio Bonura, reggente del clan alcamese, scavalcando così l’uomo d’onore castellammarese Michele Sottile che, per anzianità, avrebbe dovuto capeggiare dopo le operazioni Tempesta I e Tempesta II durante le quali erano stati arrestati i vertici della famiglia mafiosa di Castellammare.
Ricordiamo che gli uomini arrestati durante l’operazione Crimiso sono: l’imprenditore alcamese Antonino Bonura, Antonio e Vincenzo Bosco, Sebastiano Bussa, Vincenzo Campo, Rosario Leo, Salvatore Mercadante, Nicolò Pidone, Diego Rugeri, Giuseppe Sanfilippo e Michele Sottile.
Il processo odierno si è svolto contro l'unico imputato che ha scelto il rito ordinario mentre per gli altri 11 si sta svolgendo con rito abbreviato.
Scrive LiberoFuturo in una nota:
Le denunce degli imprenditori disvelarono alcune estorsioni avvenute a Castellammare del Golfo, rappresentando un primo clamoroso e significativo segno di ribellione degli imprenditori locali.
Da allora LiberoFuturo ed il movimento antiracket hanno coltivato pazientemente questo primo segno di risveglio dall'inerzia e dall'indifferenza assistendo gli imprenditori lungo il percorso di ritorno alla normalità.
Sono stati organizzati eventi per la sensibilizzazione alla denuncia ed al Consumo critico antiracket e si sta creando un primo nucleo di imprenditori per costituire un'associazione antiracket capace di assistere chi denuncia e soprattutto di convincere tanti altri a farlo. Il nostro principio ispiratore è che a denunciare devono essere tutti. Riteniamo, infatti, che fino a quando avremo un imprenditore disposto a pagare e non denunciare il pizzo, ci sarà un estortore pronto a chiederlo.
Se a Castellammare abbiamo imboccato la strada giusta per liberarci dal racket, come testimonia la denuncia del presidente di Confindustria di agosto, rivolgiamo un appello a tutti gli imprenditori della provincia di Trapani affinché trovino il coraggio di ribellarsi anche loro sapendo che lo stato è in condizione di difenderli e che il nostro movimento non li lascerà da soli.