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24/12/2013 11:15:00

Valdo Spini al Circolo Lilibeo di Marsala

di Leonardo Agate - Valdo Spini ha ripercorso a modo suo la storia del socialismo italiano e del Psi. ha fatto riferimenti a Machiavelli e si é dilungato sulle tre Repubbliche. Difatti, ha ripetuto il luogo comune che saremmo arrivati oggi alla Terza Repubblica. Un signore della sala - siamo al Circolo Lilibeo - ha osservato che non si può dire che siamo in Italia alla Terza Repubblica, perché da quando è nata la sua Costituzione non é stata mutata, se non in dettagli. L'oratore, che ha presentato il suo ultimo libro, ha ammesso che si tratta di una nomenclatura convenzionale. Tanto per cambiare coi nomi quello che ci sta sotto, e non muta, verrebbe da aggiungere.

Valdo Spini ha fatto una relazione sbagliata sui fatti avvenuti. La stessa sua domanda di una nuova buona politica, é banale. Non c'é chi non voglia la buona politica. Il punto é che non si può avere una buona politica, fatta da buoni politici, se la comunità non é sostanzialmente ammodo. Il nodo é tutto qua. La comunità italiana é in grado di esprimere una classe politica a livello dei migliori Paesi? o é conformata in modo che non riesce a produrre una buona rappresentanza nelle istituzioni? Ed é stato sempre così, o c'é stato un periodo repubblicano in cui il popolo e la sua rappresentanza politica sono stati migliori?

Per il relatore, la valutazione negativa degli ultimi venti anni di storia riguarda il Parlamento. Ma non può riguardare solo i senatori e i deputati - diciamo invece noi -, perché gli eletti non sono altro che lo specchio degli elettori. Allora é più giusto affermare che ciascun popolo ha il Parlamento che si merita, e che lo riflette.

C'é stata nell'Italia Repubblicana un periodo aureo che finisce più o meno con la fine del miracolo economico. In quel tempo abbiamo avuto politici di tutto rispetto, nei diversi partiti. De Gasperi, Togliatti e Einaudi furono i primi. Altri dopo di loro primeggiarono. C'era dappertutto una anelito nuovo verso la libertà riconquistata. Verso un avvenire migliore che si realizzava di anno in anno. Le praterie della libertà di pensiero e d'impresa erano verdi. L'azione fu condotta dai reduci della lotta di liberazione. Rossi e bianchi. Laici e cattolici. Il fermento investiva tutte le classi sociali. Ma ad un certo punto s'inaridì. La fine degli anni Sessanta fu lo spartiacque tra l'entusiasmo creativo e la conservazione dei nuovi privilegi. Il propagarsi della rivolta studentesca del '68, e il suo saldarsi con le altre insoddisfazioni operaie, non furono capiti nella loro importanza. Ormai, per gli ex partigiani che avevano ottenuto posti e prebende, in politica e nell'economia, fu comodo accomodarsi nelle nuove poltrone. Persero gli ideali che avevano riguardato tutto il popolo, e si arroccarono nel loro interesse particolare. Fu l'inizio del disastro italiano, che continua.

Di anno in anno contarono sempre più gli interessi personali e della categorie, rispetto all'interesse generale.

Furio Colombo e Carlo Azeglio Ciampi, che hanno introdotto il libro nell'edizione cartacea, fanno parte di quella vecchia Italia che si contentò del suo personale benessere. Tuttora ne godono gli agi. Colombo é ultra ottantenne, Ciampi ultra novantenne.

Valdo Spini iniziò la sua carriera politica nell'80, quando la nazione si imbarbariva. Ne é corresponsabile.