Dal comunicato stampa del PD di Marsala, a firma del segretario dott. Alberto Di Girolamo: "Sarebbe opportuno che i deputati del PD e il nostro sindaco chiarissero la loro posizione prima delle conclusioni delle indagini e se qualcuno sarà ritenuto colpevole dovrà farsi da parte, meglio se lo facesse prima di una eventuale condanna" (il grassetto è mio).
Ora, mi chiedo: da un punto di vista strettamente logico-sintattico, che cavolo significa? Insomma, come si fa a "farsi da parte" (perché ritenuti colpevoli) prima di una eventuale condanna? La condanna, infatti, arriva dopo un processo nel quale si viene riconosciuti colpevoli, quindi il loro sindaco - secondo questo modo di affrontare e dire le cose - non dovrà dimettersi (e, mi verrebbe da aggiungere, giustamente) perché nessuno lo potrà dichiarare colpevole prima della conclusione dell'iter giudiziario previsto dalla nostra legislazione (tre gradi di giudizio). A parte tutte le altre cose dette nel comunicato - assolutamente giuste, condivisibili e assolutamente scontate - questo "tortuoso" periodare non significa niente. Non dice nulla. È uguale a zero (come dicevo già stamattina). A mio modesto avviso, sarebbe stato meglio dire più semplicemente (e più efficacemente): caro sindaco, questioni di opportunità e decenza politica, etica e morale, mi spingono a chiedere immediatamente le tue dimissioni.
Punto.
Ma, si sa, con le parole è facile giocare. È il solito atavico problema siciliano: si dice per non dire, si accenna, ci si mantiene "neutri", si usa un tono diplomatico, non ci si compromette troppo . . . Niente di definitivo, chiaro, inequivocabile.
E si va avanti.
Senza troppe "scosse", troppi cambiamenti, troppe parole.
Già, le parole . . .
Come diceva Nanni Moretti?
"Le parole sono importanti . . . ".
Massimo Pastore