Il bomber senza pagina Wikipedia ha fatto impazzire le difese di Serie B. Si chiama Matteo Mancosu, 29 anni e 15 gol con il Trapani per conquistare la vetta della classifica cannonieri. Fino ad un paio di stagioni fa, lo conoscevano in pochi. Era «il fratello di Marco», che nel 2007 a 18 anni esordiva e segnava in Serie A con la maglia del Cagliari. Un sogno, per uno nato e cresciuto in quella città. Ci aveva provato anche Matteo, scartato da giovane ai provini.
Una gavetta sui campi di Serie D e Lega Pro
Era partito da zero, sui campi dei dilettanti. Saliva un gradino alla volta ed entrava dalla porta di servizio: Serie D e Lega Pro, fino alla promozione in B in casa della Cremonese. Era il 12 maggio dello scorso anno e il Trapani vinse 4-3. Con una sua tripletta, manco a dirlo. «Quel giorno ho capito di essere entrato in un altro mondo» racconta. Aveva appena chiuso la stagione con 15 centri. Ad agosto è tornato ancora più forte: in un campionato più difficile ha già pareggiato i conti. «Fa bene giocare un anno in più con la stessa squadra – dice -. La continuità con il Trapani mi ha aiutato molto e mister Boscaglia è stato fondamentale. Ha creduto in me dai tempi della Lega pro».
Quella sera a San Siro contro l’Inter
L’avventura nella nuova dimensione è iniziata a Padova: 2-0 per il Trapani. I gol? Sempre suoi, entrambi. «Anche quella è stata un’emozione, ma non la posso paragonare all’altra». Tutto nel 2013, come la partita di Coppa Italia a San Siro contro l’Inter. Quella sera, il 4 dicembre, Mancosu è entrato dalla panchina. «Sì, ma il momento più bello è stato vedere il campo prima del riscaldamento – sorride -. Non ero mai stato in quello stadio, neanche da spettatore. C’era la nebbia, i suoni erano amplificati e le luci riflettevano: sembrava di essere in un videogioco». Si ispira a Filippo Inzaghi, anche se parte da lontano per segnare: il suo gol più bello è una cavalcata di 50 metri palla al piede, in Vigor Lamezia-Arzanese. «Me lo ricordo bene – scherza -. Ho caratteristiche diverse da Inzaghi, ma mi piace la sua fame sotto porta. E’ un attaccante che non ha mai avuto spiccate doti tecniche, eppure ha segnato a chiunque. Significa che ha qualcosa di speciale». Se poi Matteo pensa al fratello Marco, che ora gioca nel Benevento, «è lui il più forte della famiglia. Quando cresci in squadre come il Cagliari migliori molto dal punto di vista tecnico e tattico».
Tre fratelli, un solo destino
Le speranze dei Mancosu non si fermano a loro due: c’è anche Marcello, 21 anni pure lui cresciuto nel Cagliari. Lo ha appena prelevato il Trapani, che lo ha girato in prestito al Pavia. «Speriamo che abbia la possibilità di dimostrare le sue qualità – dice -. Purtroppo in Sardegna il calcio non sta benissimo: io ho lasciato l’isola solo a 25 anni, forse per demerito mio o forse perché ho avuto poche occasioni». La sua terra non l’ha mai dimenticata. Dopo l’alluvione di novembre, ha sfoggiato un taglio di capelli con cuore e dedica. «Noi sardi siamo fatti così – dice -. Se decidi di andare via da quella regione, lo fai solo per lavoro». E per lavoro, a Trapani ha trovato tutto. «L’obiettivo resta la salvezza. Se ci arriviamo presto, a marzo o aprile potremo pensare anche a qualcos’altro. Guai a farlo prima, ci perderemmo per strada». Gli mancano ancora la pagina Wikipedia e un vero soprannome. Intanto, fa sognare una città.