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18/02/2014 07:34:00

E' morto Francesco Canino, pezzo da novanta della Dc di Trapani, accusato di mafia

 Non ha avuto il tempo di aspettare la sentenza del processo che a Trapani lo vede imputatato per associazione mafiosa. Francesco Canino è morto, ieri pomeriggio, nella sua abitazione. Era malato da tempo, e proprio la sua condizione di salute era stata al centro del processo che si era trascinato stancamente per sette anni prima che un'ultima perizia certificasse la sua capacità di stare in udienza. Ex assessore alla Regione Siciliana, Francesco Caninoè stato un esponente storico della DC trapanese.  Aveva 76 anni. Il processo era comunque arrivato ad una fase cruciale visto che lo scorso 10 febbraio il pm Andrea Tarondo aveva chiesto la condanna dell´imputato a 12 anni di reclusione. Secondo l´accusa, avvalorata dalla dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè, Canino sarebbe stato per lunghi anni a disposizione del boss Vincenzo Virga.

Canino fu arrestato nel luglio del 1988. Ecco il racconto del quotidiano La Repubblica della cronaca del suo arresto:

Gestivano le attività classiche della mafia imprenditrice: appalti di opere pubbliche, discariche e servizi di nettezza urbana. La spartizione avveniva d'accordo tra politici della prima e della seconda repubblica, imprenditori locali e manager di grandi gruppi. Questo è il quadro che emerge dall'ultima inchiesta della Direzione distrettuale anitmafia di Palermo. Sono 46 i personaggi "eccellenti" della scena politica, economica e criminale di Palermo e Trapani, contro i quali sono state disposte ordinanze di custodia cautelare. Per molti di loro le manette sono scattate con le prime luci dell'alba.

Ci sono state, tecnicamente, due operazioni distinte. La prima è partita da Palermo, da uno dei rivoli dell'inchiesta che ha portato all'arresto, nell'autunno scorso, dell'imprenditore agrigentino Filippo Salamone. "Trash", spazzatura, questo il nome che è stato dato alla retata, ha portato all'arresto di 31 persone.

Spiccano i nomi di numerosi ex politici. Gli ex presidenti della provincia di Palermo Girolamo Di Benedetto e Francesco Caldaronello (democristiani della corrente di Salvo Lima), gli ex deputati regionali Vincenzo Leone (Psi) e Franz Gorgone (Dc), l'ex sindaco di Cerda Giuseppe Biondolillo, l'ex consigliere provinciale democristiano Giuseppe Musso. Ci sono poi gli imprenditori: Romano Tronci e Filippo Urzì (dirigenti della società De Bartolomeis), Agostino Catalano (suocero di Vito Ciancimino), Francesco Maria Martello (impresa Realvalle), il catanese Giuseppe Costanzo. In manette anche il manager Giuseppe Crini (società Impregilo, gruppo Fiat), il capo dell'ufficio del genio civile di Palermo Giuseppe Mendola e l'ex consigliere di amministrazione dell'Amia Liborio Muscaglione. È invece sfuggito all'arresto l'ex sindaco di Palermo Manlio Orobello. Irreperibili anche un docente universitario, un manager e un noto professionista. Non si conoscono però i loro nomi. I reati contestati vanno dalla corruzione all'associazione mafiosa.

Per la seconda operazione, denominata "Progetto Rino" e localizzata su Trapani, sono state emesse 15 ordinanze di custodia cautelare. Nel mirino dei giudici soprattutto i "referenti" del movimento politico "Sicilia libera", fondato secondo gli inquirenti su ordine del boss di Cosa nostra Leoluca Bagarella. Il nome più in vista della lista degli arrestati è quello di Francesco Canino, assessore regionale agli Enti locali, all'industria e al commercio ed ex deputato democristiano. Canino è stato infatti eletto all'assemblea regionale siciliana con una lista slegata dai partiti tradizionali e poi è confluito nel Ccd. Per lui non è la prima disavventura giudiziaria. In passato era stato tirato in ballo dai pentiti Rosario Spatola e Giacomo Filippello. Sarebbe stato tra gli affiliati alla loggia massonica coperta "Iside 2", controllata a sua volta dalla mafia. Ma da quella vicenda è poi stato assolto. Adesso per lui l'accusa è di associazione mafiosa.

L'altro politico coinvolto è Francesco Spina, ex deputato nazionale democristiano. Numerosi gli imprenditori locali: Antonino Aleo, Giuseppe Amodeo, Michele Buffa, Valerio Campo, Leonardo Coppola, Vito Di Benedetto, Giovanni Gentile, Andrea Rozzisi, Antonino Spezia, Vito Tarantolo e Vincenzo Udine. Sono stati infine arrestati l'ex segretario provinciale della Cisl Vincenzo Gullo, il funzionario del comune di Trapani Rosario Bellafiore, e Diego Cacciatore, vice-presidente della società Lex e fratello dell'ex vice-sindaco di Castellammare del Golfo.

Questo intricato groviglio di interessi politici, economici e mafiosi, aveva ancora le mani su Trapani. Tra gli affari miliardari finiti all'esame della magistratura c'è la ristrutturazione della tonnara trapanese di Capo Granitola, la realizzazione dell'area artiginale di Trecastagni a Catania, l'ampliamento della discarica palermitana di Bellolampo, l'impianto di riutilizzazione e smaltimento di rifiuti solidi urbani e la realizzazione della sopraelevata di Palermo.

***

Riceviamo e pubblichiamo:

In merito all’articolo di cronaca di cui in oggetto pubblicato in data 18 c.m., il sottoscritto Bellofiore Ing. Rosario, Funzionario Tecnico, a tutt’oggi ancora in servizio presso il Comune di Trapani, fa presente e

 diffida codesta redazione e provvedere ad una immediata smentita, di quanto in articolo riportato:

“L'altro politico coinvolto è Francesco Spina, ………………………………. Sono stati infine arrestati l'ex segretario provinciale della Cisl Vincenzo Gullo, il funzionario del comune di Trapani Rosario Bellafiore, e Diego Cacciatore, vice-presidente della società Lex e fratello dell'ex vice-sindaco di Castellammare del Golfo.”;

in quanto lo scrivente non è mai stato arrestato, ed il relativo provvedimento sospensivo, venne immediatamente (14/07/1998) revocato dall’allora GIP di Palermo dott. Scaduto.

Poiché da allora (ben 16 anni dall’avviso di garanzia e 18 anni dal fatto contestato) nulla più è stato fatto, in proposito, nei confronti del sottoscritto, né richiesta di rinvio a giudizio né archiviazione, l’aver richiamato un articolo “diffamante” oggi non fa altro che riaprire una grave ferita ed un dolore mai sopito.

Ritenendo di essere stato allora vittima, già nel tempo lo scrivente ha provveduto sempre a tutelare la propria onorabilità ed onesta nelle sedi opportune.

Nella presente circostanza una immediata smentita, quieterebbe il dispiacere ed il disappunto che tale notizia procura ancora allo stesso.

Ing. Rosario Bellofiore