Adesso sono guai per il Governo, o meglio per lo Stato italiano. Il ponte sullo Stretto di Messina, come era nell’aria, costa quasi più non farlo che realizzarlo davvero. E adesso al Governo è stato chiesto un maxi risarcimento danni per lo stop al progetto deciso dal Governo Monti. La Eurolink, il gruppo internazionale di imprese guidato dalla Impregilo, ha chiesto infatti al governo nazionale un risarcimento danni di 700 milioni di euro per la revoca dell’appalto quando a presidente del Consiglio dei Ministri era Mario Monti.
Avrebbero voluto chiederlo a lui il risarcimento danni, quelli dell’Eurolink. Ora il costo per non fare il Ponte rischia di salire e salire. Arrivando a superare quota un miliardo di euro. Perchè sono stati già spesi 350 milioni di euro per progettazioni, mantenimento del personale della società Stretto di Messina, creata ad hoc per preparare il tutto per innalzare la colossale opera, per le sedi di Roma e Messina.
Ma c’è di più. Perchè i nostri legislatori hanno combinato un bel pasticcio all’italiana. Basta leggere il provvedimento datato dicembre 2012 con cui il governo Monti ha deciso di seppellire il ponte sullo Stretto. Qui c’è scritto che nel caso della messa in liquidazione delle concessionaria pubblica del ponte, controllata per oltre l’80% dall?Anasa, il commissario incaricato dovrebbe concludere tutto entro e non oltre un un anno dalla sua nomina. Pochi mesi dopo, il 15 aprile 2013, il governo Letta mette in liquidazione la Stretto di Messina spa nominando liquidatore Vincenzo Fortunato. La liquidazione dovrebbe quindi completarsi il prossimo 15 aprile, come ha scoperto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera. Ma il pasticciaccio sorge con la richiesta di risarcimento dell’Eurolink. Perchè il giudice ha deciso di cominciare a discutere la richiesta il 26 maggio 2014. Quindi 41 giorni dopo la chiusura stabilita per legge della liquidazione della Stretto di Messina Spa. Cosa succederà allora? Verrà cominciata una causa che coinvolge una società che non esisterà più? O come è prevedibile il termine “perentorio” della messa in liquidazione stabilito per legge verrà prorogato, fungendo da semplice consiglio amichevole? Ma il ponte per il Ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi è ancora vivo. E il parlamentare catanese Angelo Attaguile, ex Mpa prestato alla Lega Nord per creare il gruppo, ha presentato un emendamento alla legge di stabilità accolto dal Governo in cui si chiedeva di revocare la liquidazione della Stretto di Messina.Ora Attaguile spera in Renzi.
Un bel pasticcio insomma, che rischia di aggiungere costi a costi. Il ponte non si fa più ma lo Stato, pare proprio continuerà a pagare liquidatori, avvocati, imprese, consulenti e via dicendo. Quando venne presa la decisione di accantonare il progetto, sempre sul Corriere della Sera, ben 33 scienziati internazionali avevano chiesto allo Stato di ripensarci. Di non abbandonare “un'opera di alto ingegno che avrebbe segnato un'epoca e posto il nostro Paese all'ammirazione del mondo”. Ma a Messina c’è un sindaco, Renato Accorinti, che non scende a patti, non usa mezze misure, è stato eletto proprio per essere contrario al Ponte sullo Stretto.