E’ una resa dei conti a colpi di comunicati stampa e dichiarazioni quella tra Antonio D’Alì, Mimmo Fazio e Vito Damiano.
D’Alì è il senatore che nel centrodestra trapanese fa il bello e cattivo tempo. E’ stato lui a decidere di candidare a Sindaco Vito Damiano, l’attuale Sindaco che adesso rinnega. Lo ha fatto com Mimmo Fazio, ex Sindaco e oggi deputato regionale, che però il giorno dopo l’elezione di Damiano si è già schierato all’opposizione. “Voleva un posto in Giunta” è l’accusa di Damiano. “E’ incapace di fare il Sindaco” è quanto sostiene Fazio.
La resa dei conti, comunque, comincia una settimana fa, quando il Sindaco Damiano ha deciso di procedere ad un primo rimpasto di Giunta, facendo infuriare D’Alì, che lo ha scaricato, e gli alleati che fanno riferimento a presidente del consiglio comunale, Peppe Bianco. Fatto sta che, è un record in Italia, Damiano ha al momento su trenta consiglieri comunali ben trenta consiglieri d’opposizione: tutti.
E mentre c’è chi lavora per una ricucitura (a Maggio è prevista una mozione di sfiducia per Damiano, e gli esiti potrebbero essere imprevedibili) Fazio e D’Alì, i due ex amici, non si risparmiano colpi. E’ singolare tra l’altro che ognuno rinfacci all’altro la “colpa” di aver candidato Damiano. Dichiara D’Alì: «Io non conoscevo Vito Damiano. L'on. Fazio lo ha proposto e di questo lo stesso Fazio non ha mai fatto mistero. Io accettai la designazione dell'allora sindaco pur avendo avanzato altre candidature. Fazio ed io abbiamo condotto una dura e vincente campagna elettorale, ma tempo 24 ore dall'elezione del sindaco Damiano, Fazio ne divenne il principale oppositore, e mi viene da pensare che forse riteneva di poter fare il sindaco a vita, e quindi di non volere un sindaco "libero ed incondizionato", ma di poterlo indirizzare con la foglia di fico della continuità amministrativa».
E poi: «Magari gli interessi politici che oggi cerca di addossare ad altri l'onorevole Fazio li aveva proprio lui visto che io sono senatore, non nostalgico della poltrona di sindaco, e non avevo in mente di candidarmi alle elezioni regionali. Ecco chi poteva avere interessi a far far fare pessime figure a Damiano appena eletto, fregandosene degli interessi dei cittadini di Trapani». Fazio, a sua volta, aveva definito “tardivo” il ripensamento di D’Alì su Damiano. La sua ultima contro-contro-replica è di ieri. Eccola:
«Mi spiace tediare le giornate delle redazioni con questa querelle infinita con il sen. Antonio d'Alì ed il sindaco Vito Damiano, ma davvero non riesco a fare a meno di sottolineare, per amore di verità, alcuni aspetti:
1) Vero è che fui io ad indicare il generale Damiano, che non conoscevo, mentre mi risulta il contrario da parte del Senatore, di fronte alla situazione di stallo alla vigilia delle scorse amministrative ed alle difficoltà di individuare un candidato comune, all'interno del PdL o di area, non ho mai avuto difficoltà ad ammetterlo. Lo feci anche in funzione dei suoi oltre 40 anni al servizio a favore dello Stato. Altrettanto vero è che chiesi al sen. d'Alì di procedere con le opportune verifiche, anche in sede nazionale, e che fu proprio d'Alì, dopo gli opportuni approfondimenti, a comunicarmi che non vi era alcun motivo ostativo e che anzi era un ottimo candidato ed a dare il via libera all'operazione, oggi rivelatasi disastrosa, con l'obiettivo di scaricare qualsiasi sua responsabilità.
2) Che tale avallo ebbe anche una piena assunzione di responsabilità politica è dimostrato dalla campagna elettorale che fu sostenuta quasi interamente da d'Alì, come dimostrano i suoi comunicati dell'epoca, mentre la lista Fazio fu quasi completamente oscurata. In quei giorni continuai a fare il sindaco e poco mi occupai delle riunioni politiche. E forse feci un errore.
3) l'aver preso le distanze fin da subito da Damiano, cosa che mi viene rimproverata dal sen. Antonio d'Alì, e che forse mi venne rimproverata da alcuni, la considero invece una decisione saggia e giusta dopo aver preso atto del trasformismo in combutta con il senatore operato dal Damiano. Il tempo mi ha dato ragione, e tanti comprendono oggi quella scelta. Damiano, unitamente a coloro che lo hanno sostenuto e tra questi non può non essere annoverato in primis il senatore D'Ali che ha partecipato attivamente alla gestione amministrativa con incontri e riunioni settimanali designando assessori e cariche di sottogoverni, hanno vanificato in poco tempo il lavoro amministrativo di anni; hanno tradito il patto elettorale con i trapanesi di dare continuità alla precedente esperienza amministrativa determinando un arretramento della città che è sotto gli occhi di tutti.
4) Io sono certamente motivatamente all'opposizione. Non mi pare che nei fatti concreti il sen. D'Alì abbia preso le distanze da Damiano. I suoi assessori sono in giunta, come sono nei nodi nevralgici i suoi consulenti o le persone da lui indicate nei sottogoverni.
5) mi si accusa ai aver messo in cattiva luce Damiano. Mi si dica come? Io ho solo fatto opposizione, dura se si vuole, ma legittima opposizione. Mi si indichi un atto concreto che ho compiuto contro il sindaco, che sia andato oltre la critica, e che si sia tradotto in un danno per la nostra città. Cosa ben diversa può essere sostenuta nei confronti del sen D'Ali che ha avallato e sostenuto ogni atto dell'amministrazione ivi comprese l'aumento sconsiderato di imposte e tasse.
6) Il senatore d'Alì, che replica di essere stato impegnato in Parlamento per presentare emendamenti per salvare la città dalle presunte diseconomie denunciate da Damiano come facile alibi per la sua incapacità amministrativa. Mi permetto di ricordare che le sanzioni (che ammontavano a 2milioni e 400mila euro e non a più di 3 milioni) sono state cassate dalla Corte Costituzionale e seguito di un ricorso da me indirettamente seguito e non da un provvedimento legislativo. Ricordo anzi l'improvvida iniziativa proveniente dal suo entourage di dichiarare lo stato di dissesto del Comune: per salvare il sindaco Damiano o, piuttosto, per tentare di ribaltare su di me responsabilità che non avevo? Incurante, lui sì, delle conseguenze per i cittadini trapanesi.
7) Infine, al di là di ogni querelle, è nei fatti concreti che si misura la politica. Vedremo al momento della presentazione della mozione di sfiducia se il sen. D'Alì ed i suoi lacchè prenderanno posizione coerente alle parole ed alle critiche di questi giorni.