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10/04/2014 06:15:00

Marsala, usura, alla sbarra tre imputati. C’è anche l’ex gommista Francesco Bianco

 ‘’Interessi tra il 10 e il 15% mensili’’. E’ quanto sostiene l’accusa nell’ultimo processo per usura avviato al Tribunale di Marsala. Un processo che vede imputati il 70enne ex gommista di contrada Berbarello Francesco Bianco, nonché Ludovico Maurizio Marino, di 55 anni, e Francesco Giacalone, di 60. I tre avrebbero prestato denaro, a più riprese, al gestore di un distributore di carburanti, Giuseppe Rallo, di 47 anni. Il 15% di interessi mensili sarebbe stato preteso da Bianco e Marino, che al Rallo avrebbero rispettivamente prestato circa 38 mila e 15 mila euro. Il 10%, invece, era il tasso fissato dal Giacalone a fronte di un prestito di circa 100 mila euro. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2006 e il 2008. Francesco Giacalone è, inoltre, accusato di lesioni e minaccia grave in danno del benzinaio. Il 5 giugno 2008 avrebbe, infatti, sferrato due pugni al volto del Rallo, puntandogli inoltre un coltello contro e dicendogli che ‘’prima o poi gli avrebbe sparato in bocca e tagliato la faccia’’. Giuseppe Rallo, assieme alla moglie, si è costituito parte civile. Ad assisterlo è l’avvocato Antonino Carmicio. Parte civile anche la locale associazione antiracket e antiusura, rappresentata dall’avvocato Peppe Gandolfo. La seconda udienza del processo si terrà il 28 aprile. Dei tre imputati, il più noto è Francesco Bianco, attualmente imputato anche nel processo scaturito dall’operazione dei carabinieri ‘’Cupido’’, che nel luglio dello scorso anno sfociò in cinque misure cautelari (tre arresti domiciliari e due obblighi di dimora nel Comune di residenza) a seguito della scoperta di una casa di prostituzione che avrebbe operato all'interno di un locale pubblico aperto in contrada Berbarello sotto forma di club. L’immobile in cui era stato aperto il locale a ‘’luci rosse’’ è di proprietà di Bianco, anche se lui si è sempre difeso dicendo che non sapeva cosa accadesse dentro.

Ex vigile urbano condannato per possesso pistola ‘’scacciacani’’ e per trattenuto distintivo
 Nove mesi di reclusione (pena sospesa) sono stati inflitti dal Tribunale di Marsala a un ex vigile urbano, Francesco Gennaro, di 68 anni, processato con l’accusa di aver contraffatto il suo distintivo e inoltre di aver detenuto una pistola scacciacani. A difenderlo sono stati gli avvocati Stefano Pellegrino e Maurizio D’Amico, secondo i quali, però, la pistola era ‘’legittimamente’’ detenuta e il ‘’distintivo non era affatto falso’’. Per i legali, infatti, il distintivo era stato trattenuto ‘’come ricordo’’ dopo che il vigile era andato in pensione, mentre la pistola era una ‘’lanciarazzi che faceva parte della dotazione della sua barca e che ha continuato a detenere anche dopo aver dismesso l’imbarcazione da diporto’’. A sostenere l’accusa nel processo è stato il pm Sabrina Carmazzi.