Si terrà oggi l'ultima parte della requisitoria dei pubblici ministeri nel processo per l'omicidio di Mauro Rostagno, che si celebra in Corte d'Assise a Trapani. E' probabile che nel tardo pomeriggio vengano formulate le richieste di pena per gli imputati, il killer di mafia Vito Mazzara e il boss Vincenzo Virga. Tante le cose dette dai Pm Paci e Del Bene nelle ultime due udienze. Vediamo di fare un veloce riassunto.
MAZZARA ERA LI'. "Tra i soggetti, finora rimasti ignoti, sul luogo del delitto, c'era Vito Mazzara". Lo ha detto il pm Gaetano Paci, in Corte di assise a Trapani, proseguendo la sua requisitoria nel processo per l'omicidio di Mauro Rostagno. Imputati sono Vito Mazzara e l'ex capomandamento di Trapani, Vincenzo Virga. "La sequenza dei colpi esplosi, la precisione, il calibro delle armi impiegate, il fatto che la testimone sia rimasta illesa", per il pm sono elementi che "portano la firma di Mazzara".
VIRGA IL MANDANTE. «Se Mazzara c'era, era stato mandato dal capo mandamento» ha tuonato il pubblico ministero Gaetano Paci, nel corso della requisitoria del processo per l'omicidio di Mauro Rostagno. «Mazzara ha agito su incarico del capo mandamento», ha detto il collega Francesco Del Bene. «La regola è questa. Il capo mandamento all'epoca era Vincenzo Virga. Non lo dico io, non lo dice il collega Paci. Lo dicono le sentenze passate in giudicato». I pubblici ministeri ritengono di avere raccolto prove sufficienti per affermare la colpevolezza di entrambi gli imputati. «La sequenza e la precisione dei colpi - ha detto Paci - la tipologia e il calibro delle armi, la circostanza che la testimone fu lasciata in vita, l'utilizzo di un'auto rubata, consentono di affermare con certezza che Vito Mazzara fosse sul luogo del delitto». Paci si è soffermato a lungo sugli accertamenti tecnici svolti nel corso del dibattimento. Per il pm la perizia svolta sul sottocanna di fucile trovato sul luogo del delitto inchioderebbe Mazzara. Per i pubblici ministeri non ci sono dubbi neanche sulla matrice dell'omicidio. Rostagno è stato ucciso dalla mafia. Le sue continue denunce dagli schermi televisivi davano fastidio. Infastidivano soprattutto il boss mazarese Mariano Agate, mai però incriminato e nel frattempo deceduto. I pm hanno ricostruito il difficile contesto socio-economico nel quale operava Rostagno. Del Bene ha parlato di gravi sottovalutazioni e omissioni da parte degli organi inquirenti dell'epoca. Il magistrato ha usato parole durissime nei confronti dell'allora procuratore Antonino Coci e del luogotenente dei carabinieri Beniamino Cannas. «È consacrata - ha affermato - la sottovalutazione della situazione di pericolo in cui versava Rostagno. Inerzie e incapacità di alcuni hanno condizionato le indagini».
I DEPISTAGGI. "E' una vergogna aver battuto tutte queste piste, dai servizi segreti a quella interna; siamo stati tre anni a parlare di stupidaggini". Lo ha detto il Pm Francesco Del Bene. Per il Pm "è chiaro che si tratti di un omicidio di mafia".
LA MOGLIE DI PALMERI. Grave presa di posizione del pm Francesco Del Bene, durante la requisitoria del processo per l'omicidio di Mauro Rostagno. Il dott. De Bene, riferendosi al contesto in cui compiva inchieste giornalistiche la vittima, ha ricordato che la moglie del pm Massimo Palmeri - Anna Maria Navarra - che da lì a qualche anno avrebbe indagato sull'omicidio Rostagno, insegnava in corsi di formazione per segretaria d’azienda indetti da Giovanni Grimaudo", gran maestro del centro "Scontrino" di Trapani, sede della loggia massonica "Iside 2". Massimo Palmeri, che ancora oggi è sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, indagò sul delitto Rostagno tra il 1992 e il '95 e alla fine chiese l'archiviazione, respinta dal gip. E' pur vero che nessuno a Trapani, in quel periodo, sapeva che dentro quel circolo operasse una loggia massonica molto pericolosa. Le affermazioni di Del Bene, comunque, non sono nuove e nel 2011 erano emersi gli stessi argomenti.