Sono Sicilia, Toscana, Lazio e Basilicata le Regione dove i commissari che avrebbero dovuto analizzare i candidati del concorso pubblico per diventare docente hanno deciso di abbandonare il loro incarico lasciando le graduatorie sospese. Una scelta, denuncia l’Anief, legata al fatto cnhe proprio questi commissari sarebbero malpagati dal Ministero.
Fatto sta che la rinuncia di numerosi commissari rischia di trasformare il tanto atteso concorso per nuovo insegnanti di ruolo nell’ennesimo calvario italiano. Migliaia di partecipanti attendono ancora di sapere l’esito della procedura bandita nel settembre del 2012: la maggior parte sono precari che non hanno fatto nemmeno una supplenza e che sperano in un’accelerazione per essere immessi in ruolo con la prossima estate. In caso contrario, rischiano la beffa: la decadenza automatica a seguito della nomina dei vincitori del nuovo concorso.
“Solo i nostri governanti non hanno capito che assegnare agli esaminatori dei compensi ridicoli (200 euro come base più 50 centesimi lordi a compito corretto) – denuncia Marcello Pacifico dell’Anief - avrebbe comportato rinunce ad oltranza. Sul fronte del reclutamento del personale il Miur conferma tutta la sua inadeguatezza”.
“Dopo il concorso-farsa dei dirigenti scolastici, bandito nel 2011 ma in diverse regioni ancora in alto mare – continua l’Anief – è la volta del concorsone lumaca per diventare insegnanti: a 20 mesi dall’inizio della più grande selezione diretta di aspiranti prof, con 321.210 candidature, sono tante le realtà dove ancora si attendono le graduatorie definitive dei vincitori”.
La situazione peggiore, per una volta, non si registra nella nostra isola ma in Toscana. La Sicilia, però, non è certamente un’isola felice. In Sicilia, infatti, mancano del tutto all’appello le graduatorie della selezione svolta per i docenti delle materie letterarie (Le cattedre individuate dal ministero con i codici A043, A050, A051 e A052).
Così, nella maggior parte dei casi l’attesa dell’esito del concorsone si sta rivelando un vero incubo. Eppure si tratterebbe di migliaia di neo laureati che ringiovanirebbero il corpo docente italiano, il più vecchio dell’area Ocse con due prof su tre ultra cinquantenni. E si darebbe l’opportunità di un lavoro stabile a dei giovani meritevoli che nel 70% dei casi oggi sono senza lavoro, almeno nella scuola, visto che non hanno alle spalle nemmeno una supplenza breve.
Ma a cosa si deve questa situazione, che dopo quella del 2013, per la seconda estate consecutiva potrebbe far sfumare l’immissione in ruolo a diverse migliaia di vincitori di concorso? “I motivi vanno rintracciati – secondo l’associazione dei docenti – nella politica al risparmio ad oltranza adottata dagli ultimi governi. Non è stato da meno quello di Mario Monti, che per selezionare 11.542 docenti a fronte degli oltre 300 mila candidati, ha pensato bene di incaricare dei commissari concedendo loro dei compensi a dir poco irrisori: un ‘gettone’ di 50 centesimi lordi a compito corretto, più un forfait di circa 200 euro. Una cifra che in molti casi non è bastata a coprire nemmeno gli spostamenti per raggiungere la sede scolastica dal proprio domicilio. Il tutto , senza nemmeno aver diritto all’esonero dall’insegnamento”.
Il risultato è che migliaia di vincitori di concorso, dopo aver superato una dura selezione – composta dalla prova pre selettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali – non solo rischiano di rimanere senza lavoro per il secondo anno consecutivo, ma potrebbero addirittura veder sfumare la loro assunzione in ruolo: la normativa sui concorsi pubblici prevede, infatti, che con l’espletarsi del successivo bando decadano automaticamente i vincitori del precedente. Ciò significa che se, come annunciato in più di un’occasione dei vertici dell’amministrazione scolastica, nel 2015 dovesse essere bandito un nuovo ‘concorsone’, magari con delle procedure meno lunghe, i vincitori scalzeranno quelli che stanno ancora in attesa. Lasciando tutti i candidati idonei ma non assunti, in attesa che si liberino i posti, oppure quelli che attendono ancora le graduatorie, con il classico pugno di mosche in mano.
“È davvero avvilente tornare a commentare un concorso kafkiano, quello per docenti, bandito dopo oltre dieci anni dal precedente che continua a lasciare i vincitori per strada – conclude Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. Dopo gli errori di calcolo e di programmazione, delle norme che fanno decadere gli idonei, delle riforme Gelmini e Fornero che hanno ridotto cattedre, tempo scuola e turn over, ci mancava la politica al risparmio dei governanti di turno: non bisogna essere dei geni per capire che assegnare dei compensi bassi ai commissari avrebbe comportato disinteresse e rinunce ad oltranza. Trasformando un’attesissima selezione per diventare insegnanti della scuola pubblica nel più classico concorso all’italiana, dove il merito e i sacrifici dei partecipanti vengono sepolti dalla burocrazia più inetta”.