Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
03/05/2014 06:30:00

La polizia ci protegge

- di Leonardo Agate.    Sul caso Aldrovandi, che ha spaccato la Polizia e ha rotto il legame tra il vertice della Polizia, il ministro Angelino Alfano, e parte del corpo dell'ordine pubblico, non basta limitarsi alla condanna degli agenti che hanno applaudito i condannati. Bisogna andare oltre, alle radici del problema grave che si é verificato. Fabrizio Altrovandi é morto per le percosse degli agenti durante una manifestazione di piazza. faceva il suo mestiere di fotografo, ma é stato ritenuto a torto uno dei manifestanti facinorosi, e ha subito la violenza della repressione. La madre ha chiesto l'espulsione degli agenti dal corpo di Polizia. Il prefetto a capo del corpo, Pansa, ha spiegato che le norme non consentono il provvedimento di espulsione. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha stigmatizzato chiaramente e severamente l'operato degli agenti condannati. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si é associato con un duro comunicato. Il capo del sindacato autonomo di polizia, Sap, ha confermato la correttezza della protesta del suo sindacato e dell'applauso ai condannati. Ha anticipato anche che si tratta di un errore giudiziario, di cui sarà chiesta la revisione.
Il gioco delle parti è stato completo, e sintomatico di come in questo paese ci si ferma spesso all'avvenimento del momento senza risalire alle cause. Gli agenti di polizia, mal pagati e mal equipaggiati di materiali e strumenti dell'ultima tecnologia, sono inviati a contrastare, con rischio personale, movimenti eterogenei che, strumentalizzati da chi vuole destabilizzare lo Stato, usano mezzi illeciti per operare. Non c'é ricorrenza internazionale, che si svolga nel nostro territorio, che non sia messa a rischio di violenze bloccando le città, e impedendo la pacifica discussione degli intervenuti, che vengono trattati alla stregua di biechi aristocratici convenuti in un castello medievale, difeso all'ultimo sangue con truppe prezzolate dai popolari inferociti. Ma quei convenuti spesso vorrebbero soltanto migliorare, discutendo, le condizioni economico-sociali di tutti i cittadini delle nazioni rappresentate. Invece, nella vulgata dell'estrema sinistra, che in parte si riconosce in certi partiti, in parte rientra nell'anarchismo di stanza oltre la politica ufficiale, si tratterebbe delle forze sane della nazione, che, non potendo migliorare in modo democratico il sistema, ricorrono a sane forme di violenza.
La vulgata estremista, che per convenienza e buonismo é accettata dalla gran parte dei partiti politici, poggia il proprio assunto su un errore madornale. La democrazia italiana é un fatto compiuto da un sessantennio. Se il popolo vuole, può mandare al Parlamento i rappresentanti migliori, che si faranno carico di fare leggi migliori. Ma la democrazia ha questo di limite, che rispecchia la volontà della maggioranza del popolo. Il Parlamento ne é lo specchio, in proporzione. Al di fuori di questa regola non c'é democrazia, ma dittatura. La democrazia può degenerare, se il popolo é degenerato. Ma finché si vuole vivere in un regime democratico, e non in uno dittatoriale, non si può sostituire il metodo democratico con la violenza alle cose o alle persone, che é quello che di solito fanno i manifestanti in occasione di avvenimenti politici di rilievo. Le minacce messe in opera dai manifestanti, rivolte ai commercianti per fargli chiudere i negozi, e nonostante ciò i danni procurati agli immobili pubblici e privati, con il blocco di interi quartieri, devono essere considerati prima di dare giudizi morali su quello che hanno fatto gli agenti mandati a proteggere l'ordine pubblico. Una polizia più arrendevole, in certe situazioni, non potrebbe proteggere la comunità dalla violenza dei manifestanti.
Se gli agenti agiscono in modo illegale, é giusto che vengano condannati, perché le leggi devono essere rispettate. Ma dare giudizi morali, per una strumentale adesione al dolore della madre privata del figlio, va oltre la condanna giudiziaria, che i colpevoli hanno avuto. Coloro che l'hanno fatto pensino, nelle loro stanze ben protette dagli assalti dei facinorosi, a quei commercianti e cittadini che si vedono minacciati nei loro diritti. E pensino anche a quei poliziotti che rischiano la vita per proteggere la comunità e i suoi vertici.