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06/05/2014 06:35:00

Mozia. Dopo la scoperta del quartiere fenicio-punico in estate cominciano gli scavi

“Come con un paziente, prima si fanno le radiografie e poi eventualemente si opera”. Così la dottoressa Rossella Giglio, dirigente della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Trapani, metaforizza la campagna di ricerche a Mozia che ha portato nelle scorse settimane a importanti scoperte.
Un complesso sistema di strade, mura, pavimenti, abitazioni, strutture rettilinee e curvilinee di un antico quartiere nascosto sotto i vigneti, è stato localizzato nell'Isola di Mozia, di fronte Marsala. A metterne in risalto l'immagine, grazie a magnetometri e georadar, un gruppo di ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in collaborazione con l'università La Sapienza di Roma, la Sovrintendenza ai beni monumentali e ambientali di Trapani e la Fondazione Whitaker.
“Lo studio compiuto a Mozia è un altro tassello che mettiamo nel mosaico della conoscenza dell’isola e della sua storia. Come con un paziente sono state fatte le lastre e adesso che abbiamo scoperto che si può scavare. Gli scavi dovrebbero partire a fine agosto, primi di settembre”, spiega Giglio. I reperti si trovano proprio sotto un vigneto, a circa un metro e mezzo sotto terra.
La collaborazione con La Sapienza già da diversi anni sta dando dei frutti importanti sotto il punto di vista delle scoperte archeologiche nel territorio. La tecnica utilizzata dall’Ingv non è nuova in provincia di Trapani. I magnetometri e georadar sono stati già usati nelle ricerche a Capo Boeo. “Continuiamo con questa collaborazione”, dice la Giglio, “con le ricerche a Mozia, la soprintendenza è presente sull’isola con tre missioni archeologiche. Grazie alla convenzione con l’università la Soprintendenza può andare avanti con la ricerca scientifica”. Ricerche che vengono finanziate dal Ministero, dalla Regione, dall’Europa, da privati, come la Fondazione Whiteker. “Certo non siamo in Germania o in altri paesi esteri dove sono le aziende ad avere la passione per l’archeologia. Ci sono le imprese che trattano detersivi che finanziano le ricerche archeologiche. Qui, sotto questo punto di vista siamo ancora indietro. Anche se a Pantelleria la campagna di scavo è favorita dal finanziamento di una azienda tedesca”.
"I dati geofisici, raccolti con magnetometri e apparecchiature elettromagnetiche - spiega Domenico Di Mauro, ricercatore dell'Ingv - ci hanno permesso di individuare l'immagine del quartiere urbano presente nell'area a sud-ovest del Tophet, il santuario a cielo aperto dove anticamente venivano praticati sacrifici e sepolture. Le geometrie, le dimensioni, la densità degli agglomerati, tipiche delle strutture delle colonie fenicio-puniche del Mediterraneo sono state poi confrontate con altre evidenze già scoperte sull'Isola". Le immagini hanno permesso di ipotizzare che a Mozia, intorno al V-VI secolo a.C., periodo di maggior splendore dell’isola, vivessero circa 10 mila persone, a differenza di quanto ipotizzato dai ricercatori nei decenni passati che quantificavano in 15 mila persone gli abitanti di Mozia.