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07/05/2014 06:10:00

Autorità portuale di Trapani, anche Confindustria dice no all'accorpamento con Palermo

 Allarme e preoccupazione stanno suscitando le insistenti notizie in merito alla annunciata radicale riforma del ministro Maurizio Lupi della legge 84/94 al centro del dibattito di questi giorni. Questa la sintesi della nota inviata stamani, dal Presidente di Confindustria Trapani, Gregory Bongiorno, alle Istituzioni, alle organizzazioni sindacali e ai deputati nazionali e regionali della provincia di Trapani, allo scopo di mettere in piedi un’azione sinergica di tutte le parti coinvolte a tutela dell’intero territorio trapanese, che rischierebbe ancora una volta di subire interventi imposti dall’alto, senza poter decidere.

“La riforma tesa a ridurre il numero delle attuali Autorità portuali – dichiara Gregory Bongiorno – si tradurrebbe nei fatti nella creazione di più grandi Autorità portuali sotto forma di distretti logistici. In quest’ottica un primo aspetto paradossale della paventata riforma, sarebbe rappresentato dal fatto che il Porto di Trapani pur essendo dal 2009 privo di una sua Autorità Portuale, rientrerebbe comunque nella riorganizzazione dei porti italiani. La diretta conseguenza di questo progetto riformista sarebbe probabilmente, quella di vedere finire il porto di Trapani sotto la giurisdizione di una nuova e più estesa (per competenze territoriali) Autorità Portuale del distretto logistico della Sicilia occidentale, la cui governance sarebbe verosimilmente affidata a Palermo. Da qui nascono le preoccupazioni del comparto portuale trapanese, ma più in generale dell’intero mondo imprenditoriale. Di fatti la questione porto non può e non deve essere circoscritta ai soli operatori portuali, in quanto questa riguarda l’intero territorio e la comunità tutta. Il porto di Trapani, così come l’Aeroporto di Birgi, è una infrastruttura strategica, fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica dell’intero territorio trapanese e che va ad impattare su altri settori importanti come il turismo, l’agroalimentare, il marmo. Questi ultimi, tutti settori indotti su cui gli imprenditori stanno scommettendo e investendo molto, raggiungendo tra l’altro importantissimi risultati, e ai quali il territorio guarda con grande speranza e come opportunità per uscire dalla crisi”.

Confindustria Trapani ha così manifestato il forte dissenso rispetto a qualsiasi riforma che preveda l’ipotesi che il porto di Trapani venga in qualche modo accorpato e comunque gestito da una nuova Authority, in cui andrebbero a coesistere realtà portuali (ad esempio Trapani e Palermo) nei fatti totalmente diverse per storia, organizzazione, tipicità, ma soprattutto in assoluta concorrenza fra di loro sia per i mercati che per i settori di riferimento. “Probabilmente per rilanciare la portualità italiana – continua Bongiorno – servirebbe meno burocrazia e soprattutto maggiori interventi infrastrutturali (dragaggi, riqualificazione infrastrutturali etc). Per completezza di ragionamento, ci piace altresì ricordare che i porti così come gli aeroporti sono solo il punto di arrivo o di partenza di merci e passeggeri, e che pertanto sarebbe altresì necessario sviluppare in maniera organica tutto il sistema dei trasporti come strade, autostrade, interporti, reti ferroviarie,etc. Questi temi dovrebbero essere inseriti a pieno titolo nella agenda della politica e più in generale in un strategia complessiva del sistema dei trasporti”.

MIMMO TURANO. "Il porto di Trapani deve essere parte integrante del progetto di riforma dell'intero sistema nazionale. Non può dunque registrare una inversione di tendenza negativa rispetto ad una soluzione che punta a rilanciare la portualità italiana. Sarebbe una contraddizione insopportabile. Gli operatori del settore temono l'accorpamento con l'Autorità Portuale di Palermo ed hanno le loro ragioni. Il nostro territorio ha già dovuto affrontare una sfida importante che sta provando a vincere, quella dell'aeroporto e dell'autonomia dallo scalo palermitano. Per salvaguardare Birgi abbiamo dovuto mettere in campo tutte le energie che avevamo a disposizione. E' stata dura ma siamo riusciti a trovare la via giusta. L'unità del territorio è una precondizione per affrontare anche questa nuova sfida. Non bisogna cedere alla facile propaganda e neanche allo scontro. Non bisogna aprire un contenzioso con Palermo, ma rivendicare i propri legittimi interessi. I due porti sono chiaramente concorrenti e di conseguenza devono avere le stesse opportunità. Non è una questione nominalistica, essere o non essere “palermocentrici”, ma di sostanza. Il porto di Trapani ha la forza, i numeri ed una classe imprenditoriale in grado di gestirlo e di governarlo, così come ha dimostrato di avere con Birgi. L'autonomia e le prospettive di sviluppo del porto trapanese devono essere lasciate al territorio. E' questa la richiesta che fa e che deve difendere tutta la provincia. Su questo punto non possono esserci tentennamenti, né timidezze di carattere politico ed ancor meno di schieramento".

FAZIO. «Condivido le preoccupazioni degli operatori del porto del capoluogo riguardo le ipotesi di riforma della legge 84/94 di riorganizzazione della rete delle Autorità Portuali Italiane che vedrebbe l'aggregazione del porto trapanese nel distretto logistico della Sicilia Occidentale sotto l'egida e la giurisdizione della Autorità Portuale di Palermo».
«Una possibilità che confligge con la storia del nostro porto e della città di Trapani che del suo legame con il mare, proprio attraverso il porto, ha fatto motivo di sviluppo economico in piena autonomia dal resto del territorio dello Sicilia Occidentale rappresentando, anzi, polo attrattivo per commerci con l'intero Paese e con le maggiori città del bacino del Mediterraneo». Lo ha dichiarato il deputato regionale, Girolamo Fazio, intervenendo sull'argomento di stretta attualità che ha preoccupato molto gli operatori portuali del capoluogo.
«Disconoscere questo aspetto, per altro dopo la mortificazione che il capoluogo ha già dovuto subire a causa della cancellazione con un tratto di penna della Autorità Portuale, significa negare ogni possibilità di futuro sviluppo non solo di Trapani ma dell'intero territorio provinciale, che al nostro porto – afferma Fazio – afferisce per l'esportazione e l'importazione di materie prime e semilavorati: penso all'industria del marmo, al settore agrolimentare, all'intenso traffico container che anima le banchine trapanesi».
«Non è una disputa di mero e sterile campanilismo. È invece una questione vitale e centrale. Trapani – ricorda il deputato regionale – ha accettato la sfida della competizione tra territori, così come oggi impone la moderna economia di mercato, e dopo anni di oblio e trascuratezza ha vissuto un periodo di rilancio che, pur rallentato dalla crisi e dalle diseconomie congiunturali dell'ultimo quinquennio, ha posto le basi per un futuro che muove decisamente verso lo sviluppo. Porto ed aeroporto rappresentano le due strutture indispensabili per esprimere le potenzialità di questo territorio, come i dati di traffico dell'uno e dell'altro stanno ampiamente dimostrando».
«L'aggregazione sostanziale a Palermo, attraverso l'Autorità Portuale – riflette Fazio –, mette in serio pericolo la prosecuzione di questo percorso virtuoso, malgrado le difficoltà congiunturali, proprio perchè dirotta, o rischia di dirottare, la centralità dei traffici, su un territorio che è stato fino ad oggi concorrente con il nostro, lasciando residuali i movimenti merci e passeggeri di minore interesse (a proposito di congiunture negative basti ricordare come la sospensione dei voli civili dall'aeroporto di Trapani – Birgi a causa della crisi libica sia stato catalizzatore di un accordo tra lo scalo palermitano di Punta Raisi e la compagnia Ryanair che nella sostanza ha finito con il penalizzare Airgest e il capoluogo a favore dello scalo gestito dalla palermitana Gesap)» .
«Pertanto – conclude Fazio – il dissenso manifestato dagli operatori portuali e da molti altri imprenditori è da me non solo ampiamente condiviso, ma è anche razionalmente ed emotivamente partecipato con la piena disponibilità a creare anche un tavolo permanente che possa orientare le scelte del Ministro delle Infrastrutture verso la decisione di lasciare che Trapani possa continuare, in autonomia, anche in assenza di una Autorità Portuale, il percorso virtuoso di sviluppo economico e dei traffici portuali già avviato ed efficacemente sostenuto, ciascuno per proprie competenze da Capitaneria di Porto e Genio Civile per le Opere Marittime».