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13/05/2014 06:35:00

La mostra sul bombardamento di Marsala e il convegno sullo sbarco alleato in Sicilia

 di Leonardo Agate - Al piano terra della Biblioteca Comunale é stata inaugurata una mostra documentaria sugli effetti della guerra nella nostra città, e sui sistemi di allarme e difesa, con l'esposizione di ordinanze del Podestà e istruzioni militari alla popolazione. Nella sala conferenze, al secondo piano, si é svolto un convegno sullo sbarco alleato in Sicilia, nel 1943.
Da quando la Biblioteca é diretta dalla Dott.ssa Milena Cudia accoglie gli utenti in modo speciale. Ho avuto il piacere, la settimana scorsa, di essere condotto dalla Direttrice per le sale dei diversi piani, ed ho visto quale cura dedica alla ordinata sistemazione del materiale. Vi si svolgono anche corsi per giovani e bambini, con lo scopo di coinvolgerli nel mondo dei libri. Se il Comune fornisse anche di pc i tavoli di coloro che vanno là a studiare o documentarsi, la situazione diventerebbe ottimale.
A chi ricorda, perché l'ha subito o l'ha conosciuto dai racconti dei sopravvissuti o dai libri, quel che avvenne quel fatidico giorno dell'11 maggio 1943 nella nostra città, alla visione degli oggetti in mostra viene assalito da pensieri contraddittori. Da un lato, sale dal profondo la pietà per i morti. Furono più di mille. Nel solo rifugio di Villa del Rosario, restarono seppelliti 300 persone, anche fanciulli. Il figlio giovane di uno zio di mia madre, Sala, subito dopo l'ostruzione dell'ingresso del rifugio causata da una bomba, fu estratto asfissiato e ancora caldo dal padre, che lo portò sulle spalle a casa, sperando che fosse ancora in vita. Un cugino di mio padre, Aurelio Di Girolamo, dipendente comunale, al suonare delle sirene d'allarme assieme ad altri colleghi si recò in quel ricovero, e vi perse la vita. Fu tra i primi ad essere estratto dalle macerie. Il figlio Andrea, di quattordici anni, che con la famiglia in quei mesi era sfollato nella casa della Spagnola, fu mandato dalla madre a prendere notizie del padre in città. Arrivò a disastro compiuto, e vide suo padre morto. Non poté avvicinarsi di più per il divieto posto dai militari tedeschi. Tornò alla casa della Spagnola e riferì di non essere riuscito a rintracciare il padre, per non dare brutalmente la notizia alla madre e ai nonni.
Mio padre si salvò per un miracolo. Uscito dal Circolo Nobili assieme ad amici, tra cui Il Professore Spina, fu invogliato ad andare nel rifugio, a cento metri dal Circolo. Ma aveva appuntamento col il trainaro, per il trasporto delle masserizie di suocera e cognata alla villa di Sappusi. Fu la sua salvezza. L'amico Spina invece morì sotto la volta crollata.
La visione della mostra e i ricordi interagiscono. Il ricovero, per un errore di progettazione o perché ancora non era stato completato, non aveva l'uscita di sicurezza. Ostruita dallo scoppio della bomba l'unica entrata, i ricoverati vi trovarono la morte per lo più per asfissia. Nel dopoguerra si indagò per accertare se c'erano state colpevoli negligenze nell'approntamento del ricovero. Ma nessuno fu condannato. Anche se c'erano state colpe, non furono accertate giudiziariamente, e i colpevoli ne avranno fatta confessione a Dio.
Nel convegno annesso all'inaugurazione della mostra, lo storico Giuseppe Casarrubea ha presentato il suo ultimo libro, scritto in collaborazione con Mario José Cereghino, "Operazione Husky". Dalla relazione abbiamo appreso che lo sbarco in Sicilia fu una specie di test del successivo sbarco alleato in Normandia, dove le forze militari furono impiegate con maggiore efficienza e meno spese.
Altro argomento presente nel libro, e riferito dall'autore, é che ci furono contatti dei servizi segreti statunitensi con autonomisti e capi clan siciliani. Viene anche avanzata l'ipotesi che l'arrivo all'aeroporto di Castelvetrano del presidente USA, Roosevelt, non fu solo per onorare con le medaglie i combattenti valorosi, ma anche quello, nascosto, di organizzare una quinta colonna isolana che avrebbe agevolato l'invasione.