Lo scorso febbraio la notizia aveva trovato ampio risalto sulla stampa internazionale. Titolavano così i media italiani: «Tesoro di Ciancimino dimenticato a Lugano». Si leggeva ancora: «Per quasi 3 anni l'autorità giudiziaria italiana si era dimenticata di farsi ridare dalla Svizzera circa cinque milioni di euro confiscati a Massimo Ciancimino dopo la condanna per riciclaggio e ritenuti parte del tesoro del padre, l'ex sindaco di Palermo Vito. Ma la segnalazione del procuratore di Lugano ha evitato che i soldi venissero restituiti a quest'ultimo». Ebbene, a poco più di 3 mesi, la confisca di quel denaro da parte delle autorità elvetiche e dell'antenna luganese del Ministero pubblico della Confederazione è divenuta definitiva. E questo anche a seguito di decisioni del Tribunale penale federale che ha respinto, rispettivamente giudicato inammissibili, alcuni reclami legati a quella confisca. È stato di conseguenza messo il punto finale a una vicenda estremamente intricata dal profilo giuridico che si trascinava dal marzo 2005. Tutto, in particolare, era nato a seguito di una segnalazione dell'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro al Ministero pubblico della Confederazione su un sospetto di riciclaggio di denaro che aveva a tappe successive portato al blocco di fondi riconducibili, tra gli altri, a Massimo Ciancimino.