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21/06/2014 01:44:00

Strage di Alcamo Marina, la Cassazione respinge il ricorso del governo

  La Corte di Cassazione, sezione prima, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Governo, costituitosi parte civile, contro la sentenza di assoluzione dell'alcamese Giuseppe Gulotta pronunciata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel febbraio del 2012, condannando il Governo al pagamento di una sanzione. Soddisfazione è  stata espressa dall'avvocato di Gulotta, Baldassare Lauria: "Il ricorso del Governo era pretestuoso e mirava soltanto a sottrarsi alle proprie responsabilità. A giorni depositeremo il ricorso alla Corte di giustizia europea per le gravi torture subite".

 Gulotta era stato condannato all'ergastolo per la strage di Alcamo Marina, dove in una casermetta, 38 anni fa, vennero trucidati nel sonno due carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta.  Gulotta, così come Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, che vivono in Brasile, confessarono il duplice omicidio dopo ore e ore di torture, inflitte dai militari. Furono le dichiarazioni di un brigadiere napoletano in pensione, Renato Olino, a fare riaprire il caso. Giuseppe Gulotta, condannato all'ergastolo da innocente, ha trascorso ben 22 anni in carcere. Nel frattempo si è sposato ed è padre di due figli. 

Per la strage di Alcamo Marina recentemente sono stato assolti anche Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, e il bottaio di Partinico, Giovanni Mandalà, purtroppo oggi scomparso. La riapertura del caso è stato possibile grazie all'azione di Progetto Innocenti, l'organizzazione italiana non governativa che si occupa della revisione delle sentenze di condanna ingiuste. Presso la Corte di Appello di Reggio Calabria è pendente la richiesta di risarcimento danno di Gulotta che ha chiesto 59 milioni di euro. Gulotta ha dichiarato di volere finanziare una fondazione per la tutela delle vittime della giustizia. Santangelo e Ferrantelli, tramite gli avvocati Saro Lauria e Pardo Cellini, hanno chiesto alla Stato un risarcimento di venti milioni di euro per le ingiustizie subite.