La mafia a Castelvetrano, ultimamente, non se la passa molto bene. L'operazione Eden, dello scorso Dicembre, ha fatto piazza pulita degli elementi di spicco della famiglia Messina Denaro, e il nostro, Matteo, pare abbia accusato il colpo, tant'è che ogni settimana qualche gola profonda sparge la notizia del suo imminente arresto. Ma se la mafia non se la passa bene, l'antimafia non è messa meglio. Il movimento, a Trapani e nel Belice, è in un momento di forte involuzione: personaggi politici che sfruttano l'ombrello dell'antimafia dai propri guai politici e giudiziari, soliti professionisti che costruiscono le loro carriere clonando iniziative e associazioni, e Libera, l'associazione di Don Luigi Ciotti, che vive un forte momento di scontro interno. L'occasione per parlarne sarà l'assemblea provinciale, convocata a Valderice per il 29 Giugno, ma sono tante le voci che di protesta all'interno di Libera che si sono alzate in questi giorni, con le dimissioni di tutto il circolo, o presidio che dir si voglia, di Libera a Calatafimi Segesta, e il "commissariamento" di Libera a Castelvetrano, città di Matteo Messina Denaro.
Cosa sta succedendo? E' tutto un susseguirsi di mail, considerazioni varie nei social network, dichiarazioni.
A Calatafimi le dimissioni in massa degli iscritti nascono dalla presenza di due raccomandati per la costituzione della cooperativa "Rita Atria". La vicenda viene raccontata in una lettera aperta diffusa pure alla stampa e pubblicata da www.tp24.it nei giorni scorsi. La Curia Vescovile di Mazara del Vallo invia una lettera a Salvatore Inguì, coordinatore provinciale di Libera, invitandolo a prestare “uno sguardo benevolo” nei confronti di due persone “serie e responsabili”, “competenti nel mondo agricolo”, con “due belle famiglie con figli” ma “senza un lavoro stabile”. Insomma, una raccomandazione in piena regola, che porta l’intero coordinamento provinciale ad informare dello spiacevole episodio Don Ciotti e l’ufficio di presidenza nazionale. Libera nazionale risponde allora con una lettera inviata anche al segretario del Vescovo che aveva chiesto la “benevola attenzione”, che però Inguì e i referenti dei presidi considerano “tiepida” e di ambigua interpretazione. E infatti il sacerdote della Curia che aveva proposto la raccomandazione capisce le cose a modo suo, e invia una lettera di risposta allo stesso Inguì, in cui ringrazia per quanto Libera stesse facendo per le persone “segnalate”.
Il presidio di Calatafimi decide quindi di chiedere alla presidenza nazionale di inviare al sacerdote un’altra lettera che chiarisse con decisione la reale posizione di Libera.
La risposta è no, perché “… la salvaguardia di un percorso così importante non consente strappi, specialmente con uno dei partner più importanti nel territorio”.
A Castelvetrano, invece, è stato azzerato il gruppo dirigente con la nomina di un altro referente provvisorio. Qui non è dato capire dove sia stato il punto zero della lite, ma molti indizi portano a pensare che tutto nasca ancora una volta dalla gestione dei beni confiscati. Fatto sta che il “gruppo dirigente” è stato sciolto in maniera un po' da vecchio Pci, ad opera del coordinatore regionale Umberto Di Maggio, in seguito ad una riunione avuta con il coordinatore provinciale Salvatore Inguì, il responsabile settore Beni Confiscati Davide Pati e il coordinatore di Libera Terra, Gianluca Faraone. Proprio la presenza di queste due figure fa pensare al fatto che la lite sia nata dalla gestione di qualche terreno confiscato alla mafia. Umberto di Maggio, oltre a comunicare lo scioglimento, ha diffidato gli attuali componenti a parlare a nome del presidio di Castelvetrano. Molti iscritti hanno chiesto un confronto che è stato loro negato, e per questo una ventina di persone hanno scritto una lettera a Don Ciotti. Tra loro ci sono anche persone che ormai nel mondo dell'antimafia - dei fatti - hanno un certo credito, e cioè Don Meli e Nicola Clemenza, di Partanna. Se da un lato Inguì tende a minimizzare, e parla di "riorganizzazione del gruppo dirigente", Maria Antonietta Garofalo, una delle più attive socie di Libera a Castelvetrano denuncia "lo scioglimento d’imperio del gruppo dirigente di Libera a Castelvetrano e l’imposizione del silenzio".
Forse alla fine ha proprio ragione Don Luigi Ciotti. In una recente intervista è stato molto chiaro: "La parola antimafia - ha detto - va cancellata. E' ora di usare la parola responsabilità".