Gentile redazione,
prima di condividere con voi e con i vostri numerosi lettori alcune considerazioni di carattere generale, vorrei premettere che le stesse rispecchiano unicamente le mie personali opinioni che pertanto non necessariamente coincidono con quelle dell’Azienda dove lavoro, fatta da una molteplicità di soggetti che potrebbero anche pensarla diversamente. Trovo corretta la precisazione al fine di evitare inutili e sterili strumentalizzazioni.
Detto questo vado spedito all’oggetto di queste brevi riflessioni. E' tornato Siciliamo. L’incubo ritorna. E’ come se ci portassimo dietro una maledizione, una macumba che ci costringe ogni volta a rivivere la stessa inconsistente esperienza. Per carità non si tratta di cosa nociva alla salute e non c’è nulla di intrinsecamente disdicevole nel procurare gratuito divertimento a spese altrui. Quello che infastidisce invece è il volere a tutti i costi fare apparire questa specie di sagra paesana come un evento utile e quasi essenziale per lo sviluppo del territorio e delle Aziende che su di esso operano. Come in un mantra ad ogni edizione si ripetono le stesse parole e si alternano le stesse folcloristiche e talvolta patetiche manifestazioni. Mi chiedo come mai sia possibile che la crisi finanziaria, la spending review, la crisi delle istituzioni evidenziata dalle continue ruberie non abbiano l’effetto di fare rinsavire questi poco accorti amministratori per indurli ad un più razionale uso dei soldi pubblici. La risposta non la trovo e anzi paradossalmente ogni anno che passa le cose peggiorano e la crisi di nervi che la tre giorni di Siciliamo innesca in alcuni di noi è sempre più difficile da superare. In questa tornata ad esempio, non ci è dato conto sapere come siano stati selezionati prima i Paesi e dopo gli operatori chiamati “buyers” che da essi provengono. Se fossi prevenuto penserei che a molti altri nomi magari provenienti da Paesi commercialmente più promettenti fosse stato esteso l’invito di partecipare a questo inclusive tour a Marsala. Tuttavia immagino che alla luce della vacuità della proposta alcuni avveduti managers abbiano pensato bene di declinare l’invito sebbene completamente free of charge. In poche parole chi aveva veramente da fare non è venuto mentre altri non hanno rinunciato ad una capatina in Sicilia all’inizio dell’estate senza porsi tante domande circa la reale utilità dell’evento. Ma queste sono solo illazioni senza l’evidenza della prova e poi anche se fosse si tratta di certo di gente professionale, di operatori che tutti noi siamo tenuti ad accogliere nel migliore dei modi così come è giusto dare il benvenuto ad ogni persona che si appresta a visitare la nostra Città. Tuttavia da questo a dire che “sta cosa” ha una rilevanza commerciale ce ne vuole. Ed anche se per alcune Aziende partecipanti si palesasse una qualche business opportunity, sarebbe legittimo chiedersi che prezzo ha tutto ciò per la comunità e quindi il reale rapporto tra il costo che in pochi conoscono ed il relativo beneficio. Fa specie poi prendere atto ad esempio, che l’India figura ogni volta tra i prescelti pur non essendo in alcun modo inserita nella shortlist dei mercati più interessanti per il consumo e la vendita del vino e dei prodotti della nostra filiera produttiva per ovvi motivi di natura culturale, economica e fiscale. Che ci siano dei piani a noi sconosciuti di collaborazione tra la Camera di Commercio di Trapani e il governo indiano? Magari lavorano da anni su un progetto comune per rilanciare la nostra economia e noi non solo non lo sappiamo ma critichiamo pure le loro scelte. Mah, l’arcano rimarrà tale e la curiosità di scoprire la risposta ci accompagnerà almeno fino all’inevitabile prossima edizione.
Mi verrebbe da gridare quanto stanchi siamo di questi continui sperperi di denaro e delle passerelle create ad arte per fare sfilare il politico di turno che travestito da saggio amministratore e con la solita faccia tosta, nel discorso di chiusura non mancherà di enfatizzare il successo della manifestazione perché le strade della Città erano piene di gente. Quella stessa che poi paga il conto. Una così massiccia presenza viene unilateralmente interpretata come un tangibile segno di approvazione che incoraggia a ripetere la festa l’anno dopo. Insomma un classico della presa per i fondelli.
Cose del genere in realtà non producono benessere ma al contrario possono avere un effetto tipo boomerang. Non di rado nel passato alcuni degli operatori invitati sono stati molto critici nei confronti sia dell’organizzazione che dei contenuti e questo di certo non giova all’immagine della nostra Città. Una Città con un enorme potenziale inespresso, una Città che negli anni è stata capace di creare una serie di prestigiosi contenitori che ahimè sono però rimasti privi di contenuto. Basta guardare al Palazzo Fici sede dell’enoteca comunale. Dovrebbe costituire un punto di riferimento per ogni visitatore ed invece ha offerto fino ad oggi solo opportunità commerciali a chi si è cimentato nella gestione del sottostante bar. Si è tenuta nel minimo conto la reale valenza ed il reale ruolo di una simile struttura che a Marsala manca di tutto e rimane quasi sconosciuta ai molti turisti che amano approfondire la conoscenza della nostra Città e del suo principale prodotto. Non c’è un itinerario virtuale che conduca per mano il neofita o l’appassionato in un percorso attraverso il territorio e le sue peculiarità. Non esiste un trailer sulla storia, i vigneti, il processo produttivo, i dati di produzione e di vendita del nostro vino. Non c’è alcun rapporto diretto con le aziende ed infine non esistono guide specializzate in grado di condurre una corretta degustazione. Cosa che dovrebbe poi rappresentare la sintesi di un itinerario storico e culturale di certo non meno importante delle caratteristiche organolettiche del prodotto e che invece spesso si svolge in modo frettoloso ed approssimativo. Tutto questo ha contato e conta ancora molto poco nella pianificazione turistica della Città. Per contro l’amministrazione non manca di promuovere i risultati fino ad ora raggiunti, proclamando che numeri alla mano il turismo in Città è cresciuto del 40%. Questo target sembra per il momento soddisfare tutti e garantisce sonni tranquilli poiché gli investimenti vanno nella giusta direzione.
Saggia decisione quella di potenziare l’attività promozionale poiché il turismo è rimasto l’unico volano in grado di fare crescere l’economia locale e pare che chi governa la Città ne sia pienamente cosciente. Importante è ottimizzare l’utilizzo delle poche risorse disponibili indentificando le azioni che hanno maggiore appeal e valorizzano le molte attrattive dell’area. Tuttavia è utile fare presente, e non me ne voglia la mia amica Patrizia Montalto, che a solo pochi chilometri di distanza la molto meno eno-blasonata Trapani che mai è stata inserita nel palmares delle capitali del vino, mostra incrementi di 10 volte superiori frutto di strategie ovviamente più mirate all’incoming e di una struttura portuale diversa dalla nostra.
L’auspicio è che questo evidente gap possa costituire un utile stimolo per l’amministrazione locale affinchè oltre a consolidare i buoni risultati fin qui ottenuti possa trovare le risorse necessarie a realizzare quel salto di qualità che la nostra Città aspetta da tempo.
In conclusione, una proposta. Cerchiamo di dare voce alla rabbia ed alla frustrazione. Opponiamoci a questo continuo ed indiscriminato spreco di risorse. Lo si potrebbe fare con una campagna di affissioni finanziata con poco da tutti quelli, spero molti, che condividono questo punto di vista. Immagino dei grandi pannelli con una grossa scritta nera in campo bianco: Basta con gli sperperi. Firmato: I cittadini. Una frase semplice per veicolare un messaggio forte. Non perdiamo la speranza. Prima o poi le cose dovranno pur cambiare e quello sarà un gran bel giorno per tutti.
Massimo Bellina