L’ex sindaco di Valderice Camillo Iovino è stato assolto, “per non avere commesso il fatto”, dalla Corte d’Appello di Palermo dall’accusa di favoreggiamento nell’ambito del processo Cosa Nostra Resort. L’assoluzione all’ex sindaco di Valderice arriva a due anni di distanza dalla condanna in primo grado ad un anno. L’accusa era quella di aver favorito l’organizzazione mafiosa trapanese. Nello stesso procedimento è stata ridotta da tre ad un anno di carcere la pena all’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, che è stato condannato per tentata truffa. Arriva, invece, la prescrizione dei reati contestati agli altri tre imputati, Giuseppe La Sala, Vito Gerbino e Vito Cardella, accusati di intestazione fittizia di quote societarie.
Camillo Iovino era stato coinvolto nella vicenda riguardante i presunti contatti tra l'imprenditore valdericino Tommaso Coppola - già condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso - ed il senatore Antonio D'Alì, che invece è stato ascoltato come testimone nel processo di primo grado.
Onofrio Fiordimondo, nipote di Coppola e principale accusatore, ha riferito di essere stato incaricato dallo zio di contattare Camillo Iovino affinchè parlasse con l'allora sottosegretario agli Interni D'Alì al fine di ottenere rassicuarazioni in merito all'assegnazione di alcuni lavori al porto di Castellammare del Golfo: "Parla con Camillo e con il Senatore" è la frase contestata. Tommaso Coppola, infatti, era da poco finito in carcere, e temeva per il futuro delle sue imprese, che pur in cella continuava a gestire tramite i nipoti.
Secondo la pubblica accusa Coppola avrebbe dunque chiesto a Fiordimondo di contattare Iovino. Camillo Iovino però ha sempre negato ogni accusa, e adesso in appello i giudici gli danno ragione. E questo nonostante Don Ninni Treppiedi, ex amministratore dei beni della Diocesi di Trapani, ex confessore di casa D'Alì, che - inguaiato in una vicenda che lo vede indagato per la sottrazione di beni della Diocesi e il tentativo di calunniare l'ex Vescovo Miccichè - ha reso agli inquirenti alcune dichiarazioni. Treppiedi riferirì di essere stato convocato nel 2009 da D'Alì, che era preoccupato. Secondo Treppiedi il senatore avrebbe temuto che Iovino potesse confermare la circostanza agli inquirenti. L'ex direttore amministrativo della Curia riferì di essere stato incaricato da D'Alì di avvicinare Iovino affinché negasse la circostanza.
Sentenza ribaltata quindi quella della Corte d’Appello di Palermo rispetto alla condanna in primo grado. Il Tribunale di Trapani due anni fa aveva condannato Iovino anche a risarcire il Comune di Valderice con una somma di ventimila euro. In maniera molto singolare, infatti, il Sindaco di Valderice, una volta rinviato a giudizio, aveva fatto costituire il Comune parte civile.