Beni per un valore di 25 milioni di euro sono stati sequestrati da polizia e guardia di finanza a due noti imprenditori trapanesi. Si tratta di Domenico e Pietro Funaro, padre e figlio di 84 e 53 anni. Pietro funaro è l’attuale vice presidente dell’Ance Sicilia, l’associazione che raggruppa gli imprenditori edili.
Immobili, beni, società. Gli agenti della Divisione anticrimine della questura e finanzieri del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Trapani hanno messo i sigilli a Trapani, Campobello, Santa Ninfa, Alcamo, Castellammare del Golfo, a Santa Venerina (provincia di Catania).
Per gli inquirenti le imprese dei Funaro erano a disposizione della criminalità organizzata.
Da tempo l’antimafia ha puntato i fari sui Funaro. I nomi dei due imprenditori sono comparsi spesso negli atti riguardanti la cosca guidata dal super latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini sono quelle che riguardano la collusione tra mafia politica e impresa. Come quella che riguarda Vito Tarantolo, imprenditore di Gibellina, ritenuto prestanome di Cosa Nostra. Nell’indagine fondamentali sono state le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, come Vincenz Sinacori e Nino Birittella. E poi intercettazioni e testimonianze. Il sequestro riguarda 3 beni immobili, 38 beni mobili (autovetture, furgoni, mezzi meccanici) 11 società/imprese (capitali sociali e pertinenti complessi aziendali), 22 partecipazioni in altre società, 82 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura.