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07/08/2014 06:30:00

Il rapporto semestrale della Dia/1: "Cosa nostra si riorganizza. Possibili scontri"

La Direzione Investigativa Antimafia ha presentato la relazione semestrale sullo stato delle mafie in Italia. Un dossier che, come di consueto, traccia la mappa della criminalità organizzata nel Paese. Nel rapporto sul secondo semestre del 2013, particolare attenzione, ovviamente viene dedicata a Cosa nostra siciliana.
Il quadro generale che la Dia traccia è quello di una mafia in continua e frenetica trasformazione degli assetti e con continui avvicendamenti nelle posizioni di vertice, per via delle varie operazioni antimafia di questi anni.
“Cosa nostra è alla ricerca di nuovi equilibri ed appare protesa a recuperare il proprio predominio sul territorio. La mancanza si una leadership nella pienezza dei poteri impedisce la definizione di strategie operative di vasto respiro e fa si che l’organizzazione sia ancora influenzata dalle direttive provenienti da capi detenuti e latitanti, ben più autorevoli degli emergenti”, si legge nel rapporto. La Dia ha evidenziato però che “a fronte del basso profilo adottato da tempo per eludere l’attenzione investigativa, durante il periodo in esame si siano palesati un innalzamento del livello della sfida e una desueta protervia, manifestata attraverso ripetuti atti intimidatori e minacce nei confronti di esponenti della magistratura siciliana e delle istituzioni locali, nonché di rappresentanti di organizzazioni pubbliche e private impegnati a vario titolo nella lotta antimafia”.
Affari in più direzioni quelli di Cosa nostra. E anche se non è interessata ad inserirsi nello sfruttamento dei flussi clandestini di migranti diretti in Sicilia, vengono sempre più spesso reclutati stranieri e creata interazione con gruppi criminali di altri paesi.
Cosa nostra tenta di rialzare la testa con gli affari che più preferisce. L’estorsione, lo spaccio di stupefacenti, gli appalti pubblici, l’intercettazione di fondi statali e comunitari attraverso i “colletti bianchi”. E la Dia infatti sottolinea la “sistemica infiltrazione delle attività imprenditoriali, la cooptazione di figure di riferimento nei settori politico, amministrativo e professionale ed al condizionamento della pubblica amministrazione anche attraverso la leva della corruzione al fine di indirizzarne le scelte a proprio vantaggio”. Per questo l’Antimafia si è concentrata in questi anni ad aggredire i patrimoni dei mafiosi. Nel secondo semestre dello scorso anno sono stati tanti i beni sequestrati. Le indagini, sottolinea il dossier, hanno consentito di conseguire risultati di assoluto rilevo “in termini di progressione delle strategie d’isolamento del più noto latitante siciliano, nonché degli altri elementi di spicco dei sodalizi mafiosi”. Riferendosi al boss Matteo Messina Denaro.
Nel semestre in esame sono 44 i fatti di reato di associazione per delinquere accertati dalla Dia. 296 quelli riguardanti l’estorsione, 8717 di danneggiamento, 997 di danneggiamento seguito da incendio, 316 le segnalazioni di incendi dolosi, 18 i fatti riguardanti l’usura. Dati in diminuzione. Anche per quanto riguarda la media degli omicidi e dei tentati omicidi. 24 i primi, 59 i secondi.