Sempre più incisiva l’attività della Direzione Investigativa Antimafia nell’aggressione dei patrimoni mafiosi. Sequestri e confische per togliere dalle mani della criminalità organizzata il respiro, il potere economico. Tantissimi i provvedimenti in questo senso in Sicilia e in provincia di Trapani negli ultimi mesi dello scorso anno.
Sono state 16 le proposte di applicazione di musre di prevenzione patrimoniali nei confronti di mafiosi inviate dalla Dia ai Tribunali.
I beni sequestrati su proposta del Direttore della Dia ammontano, in Sicilia, a 64.200.000 euro. Quelli sequestrati su proposta dei Procuratori della Repubblica dopo indagini della Dia sono pari a 22.130.000. 730 .500.150 euro è il valore dei beni confiscati, dopo i sequestri, proposti dalla Dia. Mentre equivalgono a 81.762.000 euro i beni confiscati dall’autorità giudiziaria in seguito a indagini della Direzione Antimafia.
E l’elenco è abbastanza corposo, soprattutto per la provincia di Trapani.
L’11 luglio 2013 a Salemi, a seguito di attività coordinata dalla Procura di Trapani, è stata eseguita la confisca di 4 immobili e una partecipazione societaria, per un valore superiore al milione e mezzo di euro, nei confronti di un elemento organico alla cosca di Castelvetrano, che è stato anche sottoposto alla sorveglianza speciale di P.S.
Il 19 settembre a Castelvetrano è stato confiscato un patrimonio dal valore complessivo di 700 milioni di euro nei confronti di Giuseppe Grigoli, uomo di fiducia e socio del boss latitante Matteo Messina Denaro. Il provvedimento, che scaturisce da una proposta della Dia dell’aprile 2008 cui seguì il sequestro operato nel novembre successivo, ha contestualmente disposto l’ulteriore sequestro di compendi aziendali, del valore complessivo di un milione di euro, nonché la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per 4 anni.
Sempre a settembre ad Alcamo sono state confiscate diverse disponibilità finanziarie, per un valore di 3,5 milioni di euro, intestate o riconducibili a un imprenditore trapanese, ritenuto soggetto di notevole spessore criminale con un ruolo di “collettore” degli interessi di cosa nostra nel campo delle energie rinnovabili e di collegamento tra il mondo imprenditoriale e quello politico. L’attività costituisce ulteriore sviluppo degli esiti di una proposta della Dia del luglio 2010 che aveva portato nell’ottobre dello stesso anno, al sequestro di un patrimonio superiore al miliardo e mezzo di euro e alla analoga confisca operata nell’aprile 2013.
Tra settembre e novembre scorso, in provincia di Trapani, sono stati sequestrati immobili, tre aziende e diverse disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 10,2 milioni di euro, collegati a un imprenditore indiziato di appartenere alla famiglia mafiosa di Alcamo. Il provvedimento scaturisce da una proposta della Dia del luglio dello scorso anno.
A dicembre sempre ad Alcamo, sono stati sequestrati beni, tra cui diversi compendi aziendali e partecipazioni societarie, immobili, disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di 50 milioni di euro ad un imprenditore del settore edile e turistico - alberghiero, ritenuto “a disposizione” dei più autorevoli esponenti mafiosi dei mandamenti di Trapani e Alcamo, facenti capo alle famiglie Virga e Melodia. Il provvedimento scaturisce da una proposta della Dia del luglio dello stesso anno.
Sempre a dicembre a Castelvetrano, a seguito di attività coordinata dalla Procura di Trapani, è stato eseguito il sequestro per equivalente di un terreno. Del valore di 30 mila euro, nella disponibilità di un imprenditore organico alla consorteria mafiosa locale e cognato del boss Matteo Messina Denaro del quale, oltre a favorire la latitanza, viene indicato quale messaggero delle direttive indirizzate al sodalizio. Il provvedimento integra analoga attività operata nel gennaio 2013 quando si sequestrò un patrimonio da 300 mila euro.