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03/09/2014 20:27:00

Il giallo di Dalla Chiesa. Riina: "Presi dalla cassaforte tutti i documenti"

 "Questo Dalla Chiesa ci sono andati a trovarlo e gli hanno aperto la cassaforte e gli hanno tolto la chiave. I documenti dalla cassaforte glieli hanno fottuti". Nel giorno dell'anniversario dell'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa torna il mistero della cassaforte. A parlarne, in carcere, è il boss Totò Riina che, intercettato, racconta al compagno di ora d'aria, Alberto Lorusso, di quando venne svuotato il forziere di villa Pajno, la residenza palermitana del generale. Nelle oltre 1.350 pagine di intercettazioni in carcere di Riina, ascoltato per mesi dalla Dia mentre conversa con Lorusso, spunta anche la "difesa" dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, imputato nel processo sulla trattativa Stato-mafia di falsa testimonianza. L'episodio dell'arresto Il padrino corleonese che in ore di dialoghi ricorda le "gesta" crudeli degli anni in cui venivano uccisi i magistrati ed esprime tutto il suo disprezzo verso personaggi in prima linea contro la mafia come don Ciotti, smentisce che Mancino abbia avuto un ruolo nella trattativa. Tesi più volte ribadita dal pentito Giovanni Brusca. "Ma che vogliono sperimentare che questo Mancino trattò con me? Loro vorrebbero così, ma se questo non è avvenuto mai!", dice Riina il 12 agosto 2013. "Vogliono confermare che c'è stato questo collegamento", gli risponde Lorusso, sempre informatissimo sull'inchiesta sul patto stretto fra mafia e Stato. "Sì, sì - risponde Riina -. Ma se non c'è stato". Quanto a Massimo Ciancimino, testimone e imputato al processo sulla trattativa, Riina crede che parli per interessi economici. "Penso di sì - spiega -, penso che vuole i soldi". "Ciancimino è un folle" Il boss, in un passaggio, smentisce anche il racconto di Ciancimino che lega l'arresto del padrino corleonese all'intervento del boss Bernardo Provenzano e del padre Vito Ciancimino. "Io, mio padre, il colonnello Mori convincemmo Provenzano a fare arrestare Riina - dice Riina riportando le dichiarazioni del teste -. Ma santo cielo, tu Ciancimino sei un folle di catene. C'è un pentito - spiega il boss riferendosi al ruolo del collaboratore Balduccio Di Maggio nella sua cattura - c'è uno che è andato con gli sbirri là con il furgone". Poi tornando a Mancino ricorda quando, a luglio del 1992, mentre l'ex politico era alla guida del Viminale, oltre settemila detenuti furono portati nelle supercarceri dell'Asinara e di Pianosa. "Vogliono accusare Mancino - dice - Minchia...un nemico numero uno. Nemico numero uno, quello è un nemico degli italiani, quello è un nemico della mafia, no un amico". La ripresa del dibattimento Le intercettazioni delle conversazioni di Riina sono state depositate a luglio scorso al processo in corso davanti alla Corte d'assise di Palermo e messe a disposizione delle difese degli imputati. Il dibattimento riprenderà, dopo la sospensione estiva delle udienze, il 25 settembre, data in cui è previsto l'esame dell'ex segretario dc Ciriaco De Mita.