Lo diceva alle sue donne. Nei colloqui in carcere, alla moglie e alle figlie, Giovanni Filardo confidava la sua preoccupazione per un possibile sequestro. Diceva di nascondere i soldi sotto terra. Che era più sicuro.
“Mi spavento che mi sequestrano i beni”. E alla fine così è successo. Con la Dda di Palermo che ha messo i sigilli a un patrimonio da tre milioni di euro all’imprenditore di Castelvetrano cugino del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Filardo è stato arrestato nel 2010, nell’ambito dell’operazione antimafia Golem 2. Per lui il processo si è concluso con l’assoluzione. Poi è stato ancora arrestato nel corso del’operazione Eden, che a fine 2013 portò in cella fiancheggiatori del super latitante. Filardo era ritenuto colpevole del delitto di trasferimento fraudolento di beni, "al fine di agevolare l'attività dell'associazione Cosa nostra, avendo intestato fittiziamente a terzi la titolarità e la disponibilità di somme di denaro ed altri beni".
Fiamme Gialle e Carabinieri adesso hanno messo sotto chiave aziende, conti, auto, camion, immobili, riconducibili all’imprenditore. Alcuni intestati anche alle donne di famiglia, la moglie Franca Barresi, e le figlie Valentina e Floriana.
Le imprese di Filardo operavano nel settore edile ed erano molto attive nel territorio, leader nel movimento terra, con diversi appalti pubblici accaparrati negli anni.
L’attività della Guardia di Finanza, all’interno dell’operazione Eden si è concentrata tutta sulla famiglia Filardo e su quanto è stato fatto per evitare le attenzione degli inquirenti sulle loro ricchezze.
In particolare sono stati analizzati i mutamenti avvenuti nella compagine societaria della Giovanni Filardo Srl e i rapporti bancari intrattenuti da Giovanni, Floriana e Valentina Filardo.
Il 14 Dicembre del 2006, Filardo, subisce una perquisizione domiciliare: cercano a casa sua il latitante Matteo Messina Denaro. Nel 2007 provvede a liberarsi di un po’ di “pesi” e dismette, formalmente, ovvio, la disponibilità di una ingente somma costituente provento dell’attività d’impresa da lui gestita, intestando quasi interamente alla coniuge Francesca Maria Barresi le quote rappresentative del capitale sociale della Filardo Giovanni s. r. l.
Nei colloqui in carcere a moglie e figlie a cui aveva intestato i beni dava direttive su come muoversi, assunzioni, compiti, affari. Dalle intercettazioni emerse che era preoccupato per un eventuale sequestro.
Nel provvedimento di sequestro di questi giorni ci sono le società B.F. ed M.G. Costruzioni. Quest’ultima intestata a Michele Cimarosa, figlio di Lorenzo che di Giovanni Filardo è il cognato, e ha cominciato a collaborare con i magistrati, a svelare cosa sa di Cosa nostra. Ha raccontato agli inquirenti come avveniva la gestione delle aziende riconducibili a Filardo.
Ci tenefa alla famiglia. Non solo la sua, sua moglie e le figlie. Ci teneva al cugino, Matteo Messina Denaro. Alla cugina, Patrizia. Che era più di una cugina. “Per me è una sorella”, hanno registrato i microfoni della Dda. E vive un periodo difficile, ha bisogno di soldi per mantenere la latitanza del fratello. A proposito di soldi, l’imprenditore di Castelvetrano si è fatto intercettare in carcere anche quando parlava di come nascondere il contante. E lo spiegava alla sua famiglia.
Il 25 Marzo 2010, Franca Barresi e Floriana Filardo, raccontano al loro congiunto durante il colloquio in carcere di aver effettuato prelievi periodici di somme di denaro dai loro conti bancari: “Li abbiamo tolti … però tutti insieme no … no, tutti no … a poco a poco”. E ora tutti questi soldi dove vanno? Per le donne c’è un rifugio sicuro: la cassaforte di famiglia, a muro, in casa. Ma Filardo dice no: “Dove?? Nooo … che metti in cassaforte … ma che state scherzando… ?”. Il 1° Aprile tornano sul tema. Ci vuole cautela per chiudere i conti, racconta Floriana al padre: “Per chiudere i conti dobbiamo aspettare, a poco a poco … dobbiamo aspettare a poco a poco, farli a poco a poco, perché se no poi al direttore e poi telefonano e vogliono sapere… . facemmo il conto… cinque mesi ci vogliono… va beh?”. E dove si mettono i soldi? La famiglia decide che vanno interrati, come nei film dei pirati. La moglie chiede al marito: “Giovanni, li posso mettere là? Li posso mettere là? quelli … … sottoterra…?”. Certo. E il 13 Maggio, nel nuovo colloquio, si parla di come seppellire questa piccola fortuna, in quale contenitore. Vanno dentro a dei barattoli, e Giovanni Filardo dice: “Mettete bene i tappi che altrimenti (…) quelli delle olive salate sono buoni … capito? …”.
Di quanti soldi stanno parlando? A poco a poco, dalla filiale di Castelvetrano della Banca Popolare di Lodi, le sorelle Filardo hanno recuperato, con prelievi inferiori ai 5000 euro (è il limite della segnalazione di “operazione sospetta”) circa 30.000 euro. Nei barattoli ci vanno quelli.