di Leonardo Agate - Il caso di Luigi de Magistris , sindaco di Napoli ed ex pm, che si arrabbia per una sentenza emessa contro di lui, che lo costringerebbe a essere sospeso dalle funzioni per la legge Severino, é sintomatico della gran confusione che si é verificata da Tangentopoli in poi nel corretto rapporto fra le istituzioni.
Da pm l'attuale sindaco non ha fatto altro che cavalcare l'onda lunga della giustizia giustizialista, di fronte alla quale ogni altro potere doveva abbassarsi e porgere il collo per la decapitazione. Ora che, lasciata la toga per la politica, é stato raggiunto da una condanna di un giudice, al cui ordine apparteneva, ha cambiato registro e le sue accuse all'organo giudicante sono la falsa copia di quello che in altri processi ha lanciate Silvio Berlusconi. Diventato imputato e condannato, l'ex pm grida allo scandalo di una giustizia che giusta non é, e rigetta la precedente tesi, sempre praticata, dell'assoluta giustizia della giustizia, anche quando e soprattutto condanna.
Il sindaco é stato condannato, la legge Severino ne impone la sospensioni delle funzioni, lui recalcitra ed accusa la magistratura che sarebbe incapace di capire. Berlusconi docet. Solo che il Cavaliere non aveva fatto parte della magistratura e non aveva operato nel senso giustizialista dell'ex magistrato.
Questi giudici, che avendo talvolta utilizzato in modo improprio le loro prerogative, e poi scesi in politica, se ricevono un avviso di garanzia, si sentono ingiustamente attaccati! Ne abbiamo pieni i coglioni. Per questi giudici due pesi e due misure sono la regola. Giustizialisti con i loro processati, garantisti al massimo grado quando poi sono indagati.
Tutto cominciò con il "Resistere, resistere, resistere" del procuratore della Procura di Milano, Francesco Saverio Borrelli, quando, confondendo ruoli e funzioni, pensava di essere il supremo ed unico custode della morale nazionale. Erano concomitanti, in quei tempi bui che continuarono, gli arresti finalizzati all'estorsione di confessioni utili a procedere, spingendo illustri arrestati al suicidio in carcere o addirittura preventivo. A cosa intendeva resistere Borrelli, nume tutelare dell'indipendenza della magistratura, quando il parlamento era sul punto di approvare leggi di riequilibrio tra i poteri? Semplicemente difendeva i propri indiscriminati privilegi.
Ci sono voluti vent'anni, di un'epoca che non può essere definita berlusconiana, ma dovrebbe chiamarsi dell'esondazione giudiziaria, per capire finalmente, da parte di commentatori e da parte della gente, che il male peggiore che poteva capitare al paese si é verificato ed é stato quello di asservire la politica alla magistratura.
Nel momento in cui un ex rappresentante del potere giudiziario mette in discussione la prevalenza delle sentenze dei giudici e delle leggi dello stato, stando adesso lui dall'altra parte, é la prova provata che bisogna essere bastonati per conoscere la durezza delle botte.
Comunque finirà la vicenda del sindaco di Napoli, una cosa é certa. E' finito il tempo delle illusioni, la via al progresso della nazione potrà essere costruita solo ed esclusivamente da chi é eletto dal popolo per legiferare.
Leonardo Agate