Dopo il rinvio a giudizio per calunnia per l'uomo che lui aveva definito "icona dell'antimafia", Massimo Ciancimino, per calunnia, un'altra tegola si abbatte su Antonio Ingroia. L'Autorità Anticorruzione diretta dal magistrato Raffaele Cantone ha infatti inviato una nota alla Regione Siciliana dove fa presente che l'ex pubblico ministero non può essere contemporaneamente commissario dell'ex provincia di Trapani e della società pubblica della Regione, Sicilia E-Servizi. La motivazione? Il ruolo di Ingroia nel Libero Consorzio comunale di Trapani è da considerare una carica politica assimilabile a quella di presidente di una Provincia regionale, perché l'ente esercita le stesse funzioni di governo. Da qui l'incompatibilità con la posizione che Ingroia ricopre invece in Sicilia e-Servizi, la società che si occupa dei servizi informatici della Regione, in cui Ingroia è commissario liquidatore e amministratore unico.
L'incompatibilità tra gli incarichi di amministratore di un ente di diritto privato in controllo pubblico e le cariche di componenti degli organi di indirizzo politico nelle amministrazioni statali, regionali e locali è prevista dall'art. 13 del decreto legislativo 39/2013.
E adesso che succede? Ingroia ha dichiarato: «La questione dal punto di vista giuridico la ritengo infondata: l'incompatibilità si porrebbe se io avessi una carica in un ente partecipato dalla Provincia. Ma così non è. La E-Servizi è tutta della Regione e opera per la Regione. Il 30 ottobre - aggiunge - scade il mio incarico di commissario al Libero Consorzio di Trapani. La Regione ha previsto una proroga, ma non ha ancora indicato eventuali nuovi candidati. Forse c'è chi non vuole che io continui a fare quel che ho fatto finora: in Provincia ho trovato molte cose che non vanno, le ho segnalate alla Procura e altre ne segnalerò. In ogni caso, tutto dipende da quello che deciderà Crocetta».
I due incarichi furono affidati ad Ingroia dopo la decisione dell'ex pm di dimettersi dall'ordine giudiziario in polemica con il Consiglio superiore della magistratura che lo destinò alla procura della Repubblica di Aosta, alla scadenza dell'aspettativa che aveva chiesto per motivi elettorali. Ingroia, infatti, partecipò con il suo movimento «Azione Civile» alle elezioni politiche del 2013, ma senza ottenere alcun seggio in Parlamento.