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31/10/2014 06:40:00

Mafia, processo Eden, di scena le intercettazioni. Il manifesto di Libera a "Contromafie"

La ‘’Bf costruzioni’’ di Giovanni Filardo, cugino del boss latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, ha effettuato lavori al porticciolo turistico di Marsala. E’ quanto emerso nel corso della deposizione del capitano dei carabinieri Antonello Parasiliti Molica, ascoltato, in Tribunale, nel processo scaturito dall’operazione antimafia ‘’Eden’’, per riferire sulle intercettazioni effettuate nel corso delle indagini. Tra gli imputati alla sbarra, Anna Patrizia Messina Denaro, Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e nipote del boss latitante, e Antonino Lo Sciuto. Parasiliti, adesso al Ros di Palermo, rispondendo alle domande del pm della Dda Carlo Marzella, ha parlato delle indagini svolte sulla ‘’Bf costruzioni’’ di Filardo e sulla ‘’Mg’’ di Cimarosa. ‘’Sono state intercettate – ha detto l’investigatore - conversazioni che deponevano verso la direzione secondo cui denaro confluisse verso la famiglia Messina denaro’’. Tra le conversazioni intercettate quelle tra Antonino Lo Sciuto e Lorenzo Cimarosa. ‘’Il comando provinciale di Trapani – ha proseguito l’ufficiale - ha accertato che Bonanno Lucia, madre di Panicola Vincenzo e suocera di Patrizia Messina Denaro, era proprietaria di una casa a Triscina, dove lavori sono stati fatti dalla Mg. Una cugina, ritenuta Patrizia Messina Denaro, esigeva denaro’’. Questione che sarebbe stata risolta a Marsala, perché qui la ‘’Bf’’ stava effettuando lavori al porticciolo turistico. Da una conversazione intercettatta il 12 aprile 2009 emerge, infine, che Nino Oddo, detto ‘’Fantomas’’, marito di Giovanna Filardo, sorella di Giovanni, percepiva 700 euro a settimana senza avere alcun ruolo nella ditta ‘’Bf costruzione’’. Prossima udienza il 6 novembre, quando dovrebbe essere ascoltato il maggiore del Ros Andrea Manti.

IL MANIFESTO DI LIBERA.  E' articolato in dieci proposte, dieci impegni il manifesto finale per liberare Italia dalle mafie e dalla corruzione lanciato dal Libera al termine degli Stati generali dell'Antimafia. Mafie e corruzione - è la denuncia di Libera - stanno saccheggiando la nostra società grazie a una vera e propria globalizzazione dell'illecito, che ha prodotto i suoi effetti disastrosi per la capacità dei criminali e dei loro complici di inquinare il tessuto sociale, economico e politico di Stati e comunità. Quindi è giunto il momento di dire basta. Il manifesto in 10 punti indica come.

Innanzitutto, riformare la legalità, perché non sia più' una bandiera dietro cui si nasconde chi la viola ogni giorno. Poi valorizzare il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie e alla corruzione come strumenti per la creazione di un nuovo welfare.

Garantire la formazione continua del cittadino, per renderlo parte attiva della battaglia contro il crimine. Difendere il ruolo dell'informazione. Rompere i legami tra mafia e politica, assicurando trasparenza ai procedimenti pubblici, con una legge anticorruzione che recepisca le direttive europee. Aggiornare gli strumenti di contrasto alle mafie, estendendo i mezzi d'indagine già sperimentati ai reati di corruzione e alla più grave criminalità d'impresa. Istituire il 21 marzo come giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Restituire alla collettività tutti i beni confiscati ai mafiosi ma anche ai corrotti con una reale capacità d'azione dell'agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Contrastare l'economia illegale che condiziona lo sviluppo di interi territori e comunità svelando il ruolo delle lobbies e delle pratiche illecite che condizionano la leale concorrenza, colpendo in profondità su scala nazionale, europea e globale il fenomeno del riciclaggio, irrobustendo le reti territoriali e le associazioni che si oppongono a racket ed usura, contrastando la diffusione del gioco d'azzardo. Introdurre i reati contro l'ambiente nel codice penale. Alla quattro giorni di Libera hanno preso parte settemila partecipanti; oltre 200 i relatori.

FAVA. "Sono convinto che si stia per affacciare una nuova stagione di ricatto e di minaccia dello Stato da parte della mafia". Lo ha detto il deputato nazionale Claudio Fava (LED), vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, intervistato a Radio Citta' Futura, in merito alla testimonianza del Presidente Napolitano al procrsso sulla trattativa Stato-mafia, e sulla apprensione per un'eventuale ricomparsa della mafia delle stragi.

"Sono molto preoccupato, soprattutto perché gli avvertimenti che sono stati ricevuti dal procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e da altri magistrati - ha proseguito Fava -, non hanno la rozzezza delle minacce masticate da Toto' Riina nell'ora d'aria in carcere, ma, come avrebbe detto Falcone, arrivano da menti raffinatissime e si servono di strumenti raffinatissimi. Ci fanno capire che c'e' un salto di qualita' nella strategia e che non ci troviamo piu' di fronte a colpi di coda di Cosa Nostra, ma c'e' un'intenzione precisa che forse si serve anche delle mani e delle braccia di pezzi dello Stato. C'e' il rischio che la temperatura dello scontro torni ad alzarsi e prevalga l'idea della mafia stragista, e' una cosa con cui dobbiamo fare i conti".