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14/11/2014 06:00:00

Anche le "Agende rosse" di Trapani manifestano sabato a Palermo per Di Matteo

 “A chi interessa eliminare Di Matteo?” Chiede Salvatore Borsellino. 
Secondo “fonti attendibili” il tritolo per l´attentato al Magistrato Antonino Di Matteo sarebbe già arrivato a Palermo.
In seguito a questo nuovo allarme per la vita del magistrato Nino Di Matteo, pubblico ministero del processo sulla Trattativa Stato-mafia, per il quale il tritolo sarebbe già pronto in diversi punti della città, il gruppo Agende Rosse Rita Atria di Trapani manifesterà a Palermo al fianco della Scorta Civica, il coordinamento di associazioni, movimenti, organizzazioni e semplici cittadini che da quasi un anno si riunisce in un presidio simbolico davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo.
Sabato 15 novembre, una serie di iniziative sul territorio nazionale saranno volte a sensibilizzare la cittadinanza e ad esprimere solidarietà al P.M. Nino di Matteo e all´intera procura di Palermo e dimostrare, a chi intende impedire l’operato di quei magistrati che cercano la verità sulle stragi del ‘92 e ‘93, che la parte onesta e sana della società è al loro fianco!
Le Agende Rosse Rita Atria di Trapani e la loro Scorta Civica si raduneranno quindi a Palermo, sabato 15 novembre alle ore 9.30, per partire da Piazza Croci, e giungere in corteo fino al Tribunale, per far sentire a Nino di Matteo, e agli altri magistrati del Pool antimafia, la loro vicinanza. 

INGROIA. "Le notizie su un attentato a Nino Di Matteo lasciano sgomenti. La procura di Palermo è da troppo tempo lasciata nell'occhio del ciclone ed è da tempo troppo isolata". Lo ha detto il presidente di Azione Civile ed ex pm Antonio Ingroia. "Il livello di attenzione deve assolutamente essere alzato ma quel che più gioverebbe a Di Matteo e alla Procura sarebbe la condanna unanime delle minacce e una condivisione del lavoro che la stessa procura sta svolgendo nel difficile e complicato processo sulla trattativa. Sento invece troppe istituzioni che, anche di fronte a notizie così gravi, restano come sempre in silenzio. Non è così che si aiuta la ricerca della verità, non è così che si inducono le procure a lavorare con serenità. Io e il mio movimento, Azione Civile, siamo solidali con Di Matteo e la Procura di Palermo che rischiano la vita ogni giorno".

IL CASO. Un mafioso di rango, da qualche mese detenuto, ha svelato il progetto di attentato nei confronti del sostituto procuratore Nino Di Matteo. È lui il confidente d'eccezione che nei giorni scorsi ha fatto scattare l'ultima allerta nell'antimafia, rivelata da Repubblica. Ha spiegato di volersi togliere un peso dalla coscienza. Perché anche lui è stato parte di quel progetto, così dice. E parla di un summit fra i boss più in vista di Cosa nostra, in cui si sarebbe discusso delle modalità operative dell'attentato. Secondo la fonte, i mafiosi avrebbero preso in considerazione due opzioni per colpire Di Matteo: esplosivo a Palermo o bazooka e kalashnikov a Roma. Adesso, i magistrati hanno chiesto agli investigatori della Dia di approfondire tutti gli spunti offerti dalle nuove inaspettate dichiarazioni. Non è facile, soprattutto perché il boss continua a rifiutare qualsiasi prospettiva di collaborazione ufficiale con la giustizia. E, dunque, non vuole svelare i nomi dei suoi complici. Qualche indicazione arriva però dall'ultimo pentito di mafia, Antonino Zarcone: ha spiegato che "già nel 2008 era arrivato un ordine di morte dal carcere per Di Matteo, ma il capomafia di Bagheria Pino Scaduto si rifiutò di eseguire l'attentato nel suo territorio, dove il pm trascorreva le vacanze".