Si dichiara assolutamente sereno, Salvatore Gabriele, il Sindaco di Pantelleria, all'indomani della notizia dell'indagine della procura di Marsala per corruzione che lo riguarda. Gabriele si trova a Parigi, dove alla presenza del Ministro dell'Agricoltura Martina, domani, verrà assegnato il riconoscimento di patrimonio Unesco all'agricoltura pantesca. Raggiunto dalla nostra redazione dice Gabriele ha dichiarato:"Sono assolutamente sereno, ho già chiarito tutto con il sostituto procuratore Sessa, che mi ha interrogato più di un mese fa. Non posso entrare nel merito della vicenda, per rispetto del lavoro dei magistrati, sui cui nutro la più totale fiducia, ma confido che tutto si risolverà in breve tempo. Rimane però l'amarezza che questa notizia venga diffusa proprio oggi, alla vigilia del riconoscimento dell'agricoltura pantesca nel patrimonio Unesco".
Salvatore Gino Gabriele è indagato dalla Procura di Marsala con l’accusa di aver chiesto una tangente di 5 mila euro ai coniugi Vincenzo Caruso e Doriana Bissoli, anche loro indagati (per corruzione), promettendo il suo intervento per il rilascio del “nulla osta” della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Trapani necessario per l’approvazione della concessione edilizia in sanatoria chiesta dalla coppia per un immobile parzialmente abusivo. La pratica di sanatoria fu presentata nel marzo 2006. Il nulla osta della Soprintendenza è stato rilasciato lo scorso 15 luglio. Caruso è il committente dei lavori realizzati abusivamente, mentre la Bissoli è la proprietaria dell’immobile, che è in contrada Campobello-Karuscia. Nell’ambito dell’indagine, la Procura di Marsala ha ordinato al Comune di Pantelleria di esibire tutti gli atti e i documenti relativi alla pratica concessione edilizia in sanatoria. Il frontespizio dell’atto giudiziario è stato pubblicato sul gruppo facebook ‘’Pantelleria nuda’’. Il reato ipotizzato per il sindaco Gabriele è quello previsto dall’articolo 319 quater del codice penale: induzione indebita a dare o promettere utilità. Dopo il titolo di reato, il codice recita: ‘’Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto anni. Nei casi previsti dal primo comma, chi dà o promette denaro o altra utilità è punito con la reclusione fino a tre anni.