L’aumento di capitale dell’Airgest non ha risolto tutti i problemi della società che gestisce l’aeroporto di Trapani-Birgi. Sono quasi 7 milioni di euro che i soci hanno deciso di versare per lanciare un’operazione di sviluppo dello scalo. La fetta maggiore è della Regione Siciliana, che detiene il 49% delle quote e con questo aumento di capitale sociale dovrà versare 3 milioni circa. Una ricapitalizzazione che è arrivata dopo tante riunioni dei soci. E che arrivain un momento non proprio felice per l’Aeroporto. Perchè nonostante questo c’è la Ryanair che bussa per i soldi dell’accordo di co-marketing per mantenere i flussi verso Birgi. Nei giorni scorsi nei locali della presidenza della Camera di Commercio di Trapani, che ha assunto il ruolo di cabina di regia nell’ambito dell’intesa che vede coinvolti i 24 comuni della provincia, si è tenuta la riunione del Comitato dei sindaci. L’incontro è stato convocato con urgenza dal presidente dell’ente camerale Giuseppe Pace per fare il punto della situazione sul pagamento delle rispettive quote da parte delle amministrazioni comunali: oltre alla Camera di Commercio di Trapani, che ha già provveduto a versare per intero l’importo pattuito di 300 mila euro, solo dieci comuni della provincia hanno liquidato una parte delle somme concordate. Al momento sono stati raccolti 581 mila euro. Mancano dunque all’appello 1 milione e 644 mila euro. I Comuni si sono attrezzati come hanno potuto, con le tasse di soggiorno, con bilanci che hanno visto tagli da una parte per coprire il capitolo per la Ryanair. Ma non stanno aprendo le casse molto volentieri, perchè non c'è certezza da parte della compagnia lowcost irlandese che negli ultimi mesi ha diminuito i voli.
Tanti soldi pubblici che girano nelle casse dell’Airgest. Proprio per questo adesso emerge, però, un problema di trasparenza. Con la Regione Siciliana azionista di maggioranza, che ha messo oltre 3 milioni di euro per l’aumento di capitale, con le quote dei comuni per non far scappare la Ryanair, l’Airgest non può più essere inadempiente alle norme sulla trasparenza. L’Airgest è una società basata su soldi pubblici, dei contribuenti, per questo motivo adesso deve cominciare a rendere pubblico come vengono spesi questi soldi. Perchè al momento di trasparenza ce n’è ben poca. La norma vuole che le società a partecipazione pubblica mettano online spese, bilanci, incarichi, consulenze, stipendi dei dirigenti. Sul sito dell’Airgest non c’è nulla di tutto questo. Quanto guadagna ad esempio il presidente dell’Airgest Castiglione? A quanto ammontano le retribuzioni degli altri membri del consiglio di amministrazione? Quante sono e quanto “pesano” sul bilancio le persone che lavorano all’Airgest? E come sono state assunte, soprattutto? Di tutto questo non c’è traccia, ma è ormai un segreto di pulcinella che le assunzioni all’Airgest in questi anni sono state fatte in molti casi per indicazione politica. Sul sito è un continuo susseguirsi di voci “in allestimento” nella sezione “Amministrazione Trasparente”.
Come la sezione del bilancio, che deve essere reso pubblico. Ci sono norme sulla trasparenza delle società pubbliche che impongono la pubblicazione dei dati di questo genere. Perchè l’Airgest non le rispetta, soprattutto per gli stipendi dei dirigenti, che sono molto alti?
E non si dica, se si chiede quali sono i compensi per i manager, che per privacy non possoono essere resi pubblici. Come hanno fatto in Friuli Venezia Giulia, dove il direttore dell’aeroporto di Trieste sembra guadagnare quanto il Presidente della Repubblica, ma i dati non vengono pubblicati online perchè “c’è la privacy”. Anche perchè l’Authority della privacy ha più volte precisato che le norme sui dati personali non vengono intaccate da quelle sulla trasparenza amministrativa in merito a “situazioni patrimoniali di coloro che ricoprono determinate cariche pubbliche o di rilievo pubblico”. Proprio come a Trapani.