Il danno erariale della corruzione in Sicilia è di ben 470 milioni di euro ed è “legato a un comportamento doloSo o gravemente colposo di soggetti pubblici che hanno contribuito alla mala gestione della cosa pubblica” e inoltre sono stati erogati illecitamente più di 250 milioni di euro. E nel 2014 le denunce sono state 650. Lo ha detto il generale Ignazio Gibilaro, Comandante regionale della Guardia di Finanza in Sicilia, durante il corso su ‘L’azione di contrasto alla corruzione’ organizzato con l’Università di Palermo a Palazzo Steri in collaborazione con la Camera di Commercio, in merito all’attivita’ svolta nell’isola dalle Fiamme Gialle. All’incontro era presente anche il Presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone.
Il generale Gibilaro nel suo intervento allo Steri ha affermato che “La Guardia di Finanza ha aderito con entusiasmo alla proposta arrivata dall’Università di Palermo per motivazioni che si spossono collocare su due livelli: uno nazionale e uno locale. A livello nazionale, il Corpo della Guardia di Finanza ha delle pecularietà, un vero e e proprio know how che, in quanto polizia economico-finanziaria, permette di fornire a tutte le autorità, dalla magistratura ordinaria a quella contabile, un apporto nell’analisi e nello studio del fenomeno della corruzione. Il Corpo, essendo nella stragrande quantità dei casi i fenomeni di corruzione legati all’elemento finanziario e patrimoniale, ha fatto una scelta decisa, quella di impiegare risorse, uomini e mezzi a disposizione delle autorità che stanno agendo, a partire dall’Anticorruzione. C’è un livello regionale, in questi anni è cresciuto un altro problema quale è la gestione del denaro pubblico – ha concluso Gibilaro – I reati contro la Pubblica amministrazione, dalla concussione, al peculato, alla frode, all’abuso d’ufficio sono spesso un momento di passaggio, un mezzo nell’ottica dell’appropriazione indebita di risorse pubbliche in un periodo di crisi”.
In Sicilia sono “moltissimi” i fascicoli aperti dall’Authority anticorruzione, guidata dal magistrato Raffaele Cantone. A confermalo è lo stesso Cantone. . “Ci sono moltissimi fascicoli aperti in Sicilia – spiega Cantone – perché il nostro controllo in materia di trasparenza fa sì che ci siano tantissime vicende, ci siamo occupate di rifiuti nel catanese, e di altre vicende collegate a controlli più o meno ordinari. Non c’è una vicenda specifica, ce ne sono varie e su vari fronti”.
Secondo Cantone «dopo Tangentopoli non si sono messi in campo meccanismi per arginare il fenomeno, anzi si è provato a spostare il problema, a impedire il controllo giudiziario senza introdurre nel sistema alcuna ipotesi di controllo preventivo - ha lamentato Cantone - Abbiamo dovuto attendere la legge Severino del 2012 per introdurre, per la prima volta, uno strumento di prevenzione alla corruzione, molto poco perfetto, che l'Italia avrebbe dovuto fare fin dal 1999». In tal senso - propone il pm anti-corruzione - «per prevenire la corruzione bisogna attuare le norme per il wistleblower previsto dal testo unico dei dipendenti pubblici per consentire a chi vuole denunciare illeciti di farlo in modo tutelato. Non è delazione ma assunzione di responsabilità».
Cantone dà un giudizio interlocutorio sul ddl anti-corruzione. «Credo che bisognerà provare a rafforzare il decreto con ulteriori interventi. Ci sono sicuramente degli aspetti positivi, soprattutto se si dovesse intervenire in modo significativo sulla prescrizione che è uno dei temi rilevanti nel contrasto alla corruzione».
Una battuta anche sulla mafia. «I risultati della lotta alla mafia negli ultimi dieci anni sono stati eccezionali, non dico affatto che la mafia è stata eliminata, ma l'abbiamo certamente riportata in condizioni che fino a vent'anni fa erano impensabili. In Sicilia c'è un latitante di spicco (Matteo Messina Denaro ndr), in Campania di spicco non c'è nessun latitante. Oggi si fa fatica persino a stilare la lista dei trenta latitanti più pericolosi e la maggior parte sono calabresi. Perché ha funzionato? Da quando è passata l'equazione Mafia è uguale male, da quando i corpi intermedi, dalla Chiesa con Papa Francesco agli imprenditori hanno avuto uno scatto».