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18/12/2014 06:30:00

Castelvetrano, mafia. Resta in carcere il consigliere comunale Giambalvo, e non si dimette

Resta in carcere Calogero Giambalvo, il consigliere comunale di Castelvetrano, finito in manette lo scorso 19 novembre durante l’operazione antimafia “Eden 2″, con l’accusa di essere affiliato alla famiglia del super latitante Matteo Messina Denaro. Lo ha disposto il Tribunale del riesame di Palermo, che ha respinto l’istanza di scarcerazione, presentata dai suoi difensori. Secondo gli investigatori, di giorno Giambalvo si sarebbe dedicato alla propria attività politica, mentre nel “tempo libero” sarebbe stato a disposizione della cosca. L’accusa sostiene che il consigliere comunale abbia anche partecipato a un pestaggio addebitato al sodalizio mafioso. “E’ lui – avevano detto gli inquirenti il giorno dell’arresto – che, dopo aver partecipato ad un raid violento finito con un pestaggio, non ha mostrato alcun rimorso, se non per il fatto che avrebbe dovuto disfarsi dei vestiti sporchi di sangue…”. In un’intercettazione lo stesso Giambalvo si sarebbe vantato di avere incontrato personalmente Messina Denaro.

Giambalvo è stato sospeso dalla carica di consigliere comunale, ma ancora, incredibilmente, non si è dimesso. Sulla vicenda interviene con un documento il Pd di Castelvetrano:

Le notizie e le imputazioni che emergono dall’operazione Eden 2 sono di estrema gravità.
Gli ultimi sequestri eseguiti dalla magistratura danno il senso della estensione della presenza mafiosa nel nostro territorio.
Chiamano in causa la coscienza di tutti: amministratori, dirigenti di partito, militanti, cittadini. Ecco perché, dopo le dichiarazioni ed i comunicati per i fatti accaduti, di plauso agli organi inquirenti, diffusi nell’immediatezza degli arresti, il Direttivo del Partito Democratico di Castelvetrano ritiene che bisogna tenere alta l’attenzione, in maniera costante e continua, da parte della politica tutta, dentro e fuori Palazzo Pignatelli, sulle vicende criminali e mafiose che hanno coinvolto ancora una volta la nostra comunità.
Occorre un costante controllo, e politico e sociale, perché solo restando alleati contro la criminalità e la connivenza si può sperare in una crescita culturale ed economica antimafiosa della nostra comunità: la frammentazione del fronte comune e la delegittimazione delle istituzioni sono da sempre terreno fertile per l’organizzazione mafiosa.
Al di là delle responsabilità penali personali che seguiranno il percorso giudiziario previsto dalla legge, alla Politica spetta il compito di attuare gli strumenti esistenti per rendere impermeabili le istituzioni alla criminalità mafiosa ed al malaffare o trovarne, ove necessario, di altri maggiormente efficaci, per il rispetto del valore democratico delle istituzioni e della rappresentanza.
Non è più sufficiente essere moralmente corretti ed inattaccabili ma occorre anche essere riconoscibili come tali.
Questo l’appello che vogliamo rivolgere all’amministrazione e alle forze politiche di maggioranza e di minoranza dentro il Consiglio. Questo l’invito che rivolgiamo a noi stessi per primi e all’intera comunità.
In tale ottica, il Direttivo del Partito Democratico di Castelvetrano auspica che il consigliere comunale Calogero Giambalvo, ad oggi sospeso dalla carica per le accuse a suo carico, voglia rassegnare le proprie dimissioni dal massimo consesso civico.

 Giambalvo è consigliere comunale a Castelvetrano da qualche mese. E' entrato in consiglio dopo due elezioni andate a vuoto. Nel 2007 si candida nella lista dell'attuale deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, e per pochi voti non diventa consigliere. La storia si ripete nel 2012, quando con l'ex Fli tenta ancora la corsa al consiglio comunale. Niente, termina la corsa risultando il primo dei non eletti. Ma un rimpasto di giunta e la nomina ad assessore del consigliere Giuseppe Rizzo lascia a Giambalvo la possibilità di entrare in consiglio comunale. Aderisce subito ad Articolo 4 di Paolo Ruggirello. E proprio con il deputato regionale all'Ars sarebbe stato intercettato nei giorni precedenti le elezioni di Campobello. Le microspie dei Ros avrebbero reistrato una conversazione tra i due. Con il consigliere comunale che gli avrebbe chiesto di seguirlo in auto per parlare con una persona. Ruggirello, guardingo, chiede chi fosse. E Giambalvo avrebbe risposto: “E' uno condannato a vent'anni, cchiù mafiusu i mia”. Potrebbe essere una battuta, ma arriva proprio pochi giorni prima del blitz dei Ros.