Il lungo editoriale domenicale di Eugenio Scalfari? Un paradossale elogio alla mafia, sin dal titolo: "La coerenza è merce rara ma in Italia la conosce solo la mafia". Il fondatore di Repubblica sviluppa il suo pensiero partendo dalle recenti parole di Papa Francesco per poi passare alla politica, e alle sue incoerenze appunto, dal Jobs act alla riforma elettorale, dalla Bce al Fondo monetario internazionale e per ultimo alla legge di bilancio. Dunque l'ultimo paragrafo: "Ed ora - scrive scalfari - la coerenza. Mi è rimasto meno spazio di quanto pensassi ma qualcosa dirò", premette. "Noi non siamo un Paese abitato da persone coerenti. Parlo naturalmente di coerenza nei rapporti con la società e quindi con la vita pubblica e le istituzioni che la rappresentano". Per Scalfari, "insommanon amiamo chi emette regole alle quali dovremmo attenerci". Al contrario "le mafie prosperano in Italia perché i capi ottengono completa obbedienza e rispetto dello statuto dell'organizzazione e ai riti di iniziazione. Se li tradiscono li aspetta il giudizio del capo e la punizione dal lui decretata. Perciò, salvo rare eccezioni, i mafiosi sono coerenti. I non mafiosi no".