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28/01/2015 07:49:00

La Giornata della Memoria e il presente della vergogna con la quale conviviamo

Il 27 gennaio di ogni anno celebriamo la GIORNATA DELLA MEMORIA in ricordo della SHOAH, cioè della eliminazione “scientifica” di un intero popolo ( gli ebrei) programmata e attuata non da “barbari” ma da popoli di alta civiltà e di grande sviluppo scientifico come il tedesco e l’italiano. Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa entrava nel campo di sterminio di Auschwitz, ponendo fine al genocidio in corso.

E’ bene ricordare. La memoria deve servire anche a saper guardare con profonda attenzione il nostro presente. E il nostro presente manda segnali preoccupanti. A mio parere è chiaro che il modo di agire delle truppe del movimento di Boko Haram, in Nigeria e dello Stato Islamico in Siria/Iraq è nazista nella sostanza, in quanto delimita un gruppo di eletti e considera tutti gli altri da rendere identici a sé oppure da schiavizzare o eliminare. L’essere umano in quanto tale per questi fanatici non ha alcun valore né diritto ( e credo che l’Islam c’entri pochissimo).

Uno dei sopravvissuti ad Auschwitz, Primo Levi, ebbe a dire: “ Non dimenticare, perché ciò che è accaduto può di nuovo accadere, sempre”. E nel 1974 ( quaranta anni fa , ma sembrano per oggi) sul Corriere della sera scriveva:

Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti. (da Un passato che credevamo non dovesse tornare più, Corriere della sera, 8 maggio 1974)

In questi giorni, considerando i soprusi e le discriminazioni che noi italiani infliggiamo ai nostri concittadini Rom e, in genere, a quelli che definiamo “nomadi”, mi sono reso conto che ho convissuto per anni con una “LEGGE RAZZIALE”. Anche in questo caso, è facile cascare nel gioco della memoria: sì, il Governo italiano, nel 1938, ha promulgato le “Leggi razziali”; ce ne vergogniamo ma sono vicende del passato. Le nuove generazioni vivono in un mondo diverso. Così mi capita di pensare. E invece no! Abbiamo avuto la nostra “Legge razziale” nel 2008 e ce la siamo tenuta, senza grandi proteste ( io personalmente non avevo percepito la potenza di questo contenuto), fino al 2013, quando una sentenza della Corte di Cassazione ha definitivamente dichiarato che era illegittima, in quanto contraria al principio egualitario garantito dalla Costituzione. Però, mica l’hanno chiamata “razziale” ma “ emergenziale.” Per l’esattezza: Decreto del Presidente del Consiglio del 21 maggio 2008 dichiarativo dello stato di emergenza… Era presidente Silvio Berlusconi, con ministro degli interni Maroni e ministro della giustizia Alfano.

Qual è la caratteristica essenziale di una legge razziale? Semplice: individuare e delimitare un gruppo umano ( in base all’etnia o alla lingua o a particolari modi di vivere o altro ), separarlo dagli altri, se possibile anche fisicamente ( per esempio costringendolo a vivere in “campi” destinati a questo scopo), sottoporlo al rispetto di leggi fatte apposta per questo gruppo, cioè di per sé discriminatorie.

La discriminazione è evidente nel fatto che si applicano ai “nomadi” i criteri dello “stato di emergenza”. Insomma, la presenza di un “campo nomadi” viene equiparata a “ calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari”.

Gli scandali recentissimi, che sono stati battezzati “Roma Capitale” ci hanno fatto capire quant’era importante poter trattare come un’emergenza il solo fatto che ci fosse un campo nomadi; così in base alla legge sulle catastrofi naturali si saltano le normali procedure e gli appalti si danno senza le normali regole. A quei tempi – 2008 – l’emergenza era affidata a un certo Bertolaso, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ma gli sgomberi violenti e illegittimi dei “campi” si verificano ancora oggi.

Nel febbraio 2011 una Commissione del Senato italiano ha definito le condizioni di vita di circa 40.000 Rom e Sinti in campi informali in Italia “così drammatiche che possono essere tollerate solo se si decide di non guardarle”

Ecco, il nostro problema è riacquistare la vista, riuscire a GUARDARE la società in cui viviamo con l’attenzione che ci permetta di accorgerci del fascismo con il quale conviviamo, che non è soltanto quello delle sbraitanti “curve” degli stadii ma quello di leggi e norme che governanti indecenti vanno infilando nella nostra vita.

Giovanni Lombardo