Sono 2.200 i giornalisti minacciati negli ultimi otto anni, 506 solo nel 2014. Creare uno sportello unico nazionale per denunciare le minacce rivolte ai giornalisti, codificare i criteri di assegnazione delle scorte, definire un codice di comportamento condiviso dei direttori e degli editori sul modo di integrare la protezione fornita dalle forze dell'ordine e di dare visibilità alle vittime di minacce, sviluppare il giornalismo di squadra per ridurre il rischio dei cronisti che seguono le vicende più delicate, rendere trasparente l'effettivo assetto proprietario dei giornali.
Queste le principali proposte che l'osservatorio "Ossigeno per l'Informazione" ha formulato alla Commissione parlamentare Antimafia in uno studio commissionato dalla stessa Commissione sul tema "mafia e informazione". La ricerca, dal titolo "L'antitesi mafia-informazione" è stata illustrata dal direttore di "Ossigeno", Alberto Spampinato, e dal segretario di Ossigeno, Giuseppe Mennella, nel corso di una audizione presso l'VIII Comitato "Mafia, giornalisti e mondo dell'informazione" presieduto dal vicepresidente della Commissione Claudio Fava. Lo studio di "Ossigeno" approfondisce le cause del fenomeno delle intimidazioni rivolte ai giornalisti con dati, interviste e un inquadramento giuridico dal quale emergono alcuni vuoti legislativi che indeboliscono il lavoro giornalistico. Il fenomeno è monitorato fin dal 2008 dall'Osservatorio; recentemente l'Italia è stata declassata nella graduatoria internazionale di Reporters Sans Frontieres sulla libertà di stampa, posizionandosi al 73/o posto su 180. Fra l'altro si sottolinea che in Italia il 40 per cento delle intimidazioni è costituito da abuso di azioni legali, in particolare delle denunce per diffamazione. "Occorre rompere il silenzio su questo grave fenomeno che - ha detto Spampinato - limitando la circolazione di informazioni importanti per i cittadini limita la loro partecipazione alla vita democratica. E' necessario creare dei deterrenti e punire gli autori delle minacce, che attualmente restano impuniti".