Molti beni confiscati alla criminalità restano ancora inutilizzati o, peggio ancora, nelle mani degli stessi mafiosi e perciò serve un "nucleo di supporto" in tutte le Prefetture che garantisca l'operatività dell'Agenzia nazionale. È questo l'appello lanciato dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti nel corso di un'audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera.
"A fronte dell'imponente impiego di risorse investigative e giudiziarie per l'individuazione e la sottrazione delle ricchezze alle organizzazioni criminali - ha spiegato Roberti - il ritorno in termini di efficienza dei meccanismi di riutilizzo e restituzione degli stessi alla collettività è decisamente deludente". Secondo il procuratore, infatti, "le cose si stanno facendo ma si potrebbero fare meglio" non solo "garantendo le adeguate risorse economiche e strutturali" all'Agenzia nazionale ma "favorendo anche una piena sinergia con gli altri soggetti istituzionali coinvolti nel processo di gestione e destinazione dei beni". È fondamentale per il procuratore attivare le "strutture di supporto presso le Prefetture, che esistono sulla carta ma che di fatto non funzionano".
"Ci sono migliaia di beni confiscati alla criminalità – ha precisato Roberti – che ancora sono nelle mani dei mafiosi. Ci sono inquilini di edifici sequestrati ad alcuni camorristi che, nonostante siano stati confiscati, continuano a pagare l'affitto agli stessi camorristi. I "nuclei di supporto", ha continuato, "dovrebbero accelerare i procedimenti di destinazione, rimuovendo gli ostacoli che rendono i beni stessi poco appetibili per gli enti territoriali. E, "oltre alla partecipazione del prefetto, di un rappresentante dell'Agenzia nazionale e dell'amministratore giudiziario, dovrebbero coinvolgere tutti i soggetti interessati, come i rappresentanti delle associazioni sindacali, delle associazioni dei datori di lavoro, dell'associazionismo e gli enti territoriali". Queste strutture, poi, "dovrebbero affiancare il prefetto nell'attività di monitoraggio dei beni al fine di individuare eventuali situazioni di degrado, abbandono o utilizzo non adeguato al provvedimento di destinazione, ovvero, casi di utilizzo diretto o indiretto da parte degli stessi soggetti ai quali è stato sottratto".
Il procuratore antimafia, infine, ha auspicato "un ampio utilizzo delle somme del Fondo unico giustizia sia per sostenere le spese di manutenzione" dei beni confiscati alla criminalità "assicurando che non si alteri il valore economico dello stesso in vista della destinazione, sia per soddisfare i creditori dei quali sia stata accertata la buona fede". Molti Comuni, infatti, ha sottolineato Roberti, "sono scoraggiati a chiedere l'assegnazione dei beni" a causa di ristrutturazioni e manutenzioni spesso troppo costose. Un esempio in tal senso è il Castello Galasso, in provincia di Novara, confiscato alla camorra e rimasto inutilizzato per vent'anni perché nessuna istituzione voleva gestirlo. "Dare all'ente pubblico gli edifici già utilizzabili lo incentiverebbe all'accettazione", ha concluso Roberti.