Anche sei pescherecci di Mazara sono stati coinvolti nelle operazioni di ricerca dei superstiti nella notte tra sabato e domenica, quando c'è stato il più grave naufragio mai conosciuto nella storia della navigazione del Mediterraneo, con un bilancio di 900 morti, secondo i testimoni. I pescherecci “precettati” dalla Marina Militare per il recupero dei corpi dei migranti in mare sono stati “Twenty Three”, “Twenty Four”, “Mediterraneo I”, “Antonino Sirrato” e “Francesco Padre”. Quest'ultimo ha raccolto quattro dei soli ventiquattro cadaveri recuperati. Insomma, ancora una volta, gli equipaggi mazaresi sono usciti per andare a pesca e sono dovuti andare invece a pescare cadaveri. Salvare le vite è la prima legge del mare. I pescatori mazaresi lo sanno, e infatti non si rifiutano mai quando la Marina li chiama in soccorso, anche se ogni giorni di pesca costa mediamente ad un peschereccio circa 3000 euro al giorno. Di contro, per i pescatori ci sono tante medaglie appuntate sul petto, ma pochi riconoscimenti al loro lavoro: "Da anni chiediamo che venga regolamentata la zona per la pesca del gambero rosso, che la Libia considera di sua pertinenza - lamentano - ma nessuno ci ascolta, così come più volte abbiamo chiesto che l'Unione Europea ci rimborsi i costi del gasolio quando dobbiamo cambiare le nostre rotte e tirare le reti, senza aver pescato, per partecipare ad operazioni di soccorso in mare".