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23/04/2015 06:45:00

Marsala. Il maxi sequestro a Michele Licata. Come funzionava il trucco delle fatture false

 L'ultima volta ci aveva provato, dicono gli inquirenti neanche un mese fa. Un colpo di prestigio, l'ennesimo: creare dal nulla una società, la Licata srl, e trasferire lì tutto il suo impero: il Delfino, il Baglio Basile, la Tenuta Volpara, la società per gli alloggi per anziani, quella per fare prodotti da forno, tutto. Per distrarre l'attenzione degli investigatori ed evitare che scattassero i sigilli. Troppo tardi, non c'è riuscito.
E per Michele Licata, l'imprenditore marsalese simbolo del turismo e della ristorazione, amico di tanti politici, e intimo con molti giornalisti, è scattato il sequestro dei beni. Numeri a Marsala mai visti: 100 milioni di euro tra conti, società, beni immobili e mezzi.

Uno specialista delle fatture false, dell’evasione e della truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea. Questo è per la procura di Marsala l’imprenditore Michele Licata, un nome che nella Sicilia Occidentale è molto noto nel settore turistico – alberghiero.
L’accusa è evasione fiscale e truffa allo Stato. In tutto sono tredici gli indagati per truffa aggravata allo Stato, dichiarazione fraudolenta finalizzata all’evasione fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Per illecito amministrativo, indagate anche due società di capitali. Il sequestro, effettuato dal Nucleo di polizia tributaria di Trapani e dalla sezione di pg della guardia di finanza della procura di Marsala, riguarda beni riconducibili anche al nucleo familiare di Michele Angelo Licata. E cioè alle figlie Clara Maria e Valentina, anche loro indagate. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Nicola Scalabrini.
“Per equivalente” sono state sequestrate quote delle società a responsabilità limitata “Delfino”, “Roof Garden”, “Delfino ricevimenti” e “Rubi” nonché de “L’arte bianca” e “Sweet Tempation”, operanti nel settore panificazione, e “Rakalia” (assistenza residenziale per anziani e disabili). Secondo gli investigatori, sarebbero state evase imposte per oltre otto milioni di euro, mentre i finanziamenti pubblici “illecitamente” ottenuti sono oltre 4 milioni di euro. I fatti contestati sono relativi al periodo tra il 2006 e il 2013.
Indagati per false fatturazioni (per oltre 20 milioni di euro) verso le società del “gruppo Licata” sono diversi imprenditori e ditte. E cioè Giuseppe Sciacca, costruttore, Maria Rosa Castiglione, commerciante all’ingrosso di prodotti alimentari, Domenico Ferro (“Security”), l’Ispe di Giacomo Bongiorno, la “Master Impianti” di Carlo Palmeri, Vito Salvatore Fiocca (edilizia e movimento terra), la “Ambienti Hotel” di Gaspare Messina, la “Centro Dorelan” di Leonarda Cammareri (commercio tessuti), la “Si.Service” (opere di ingegneria civile) e la “Pi.Ca.M.” di Antonino Nizza (trasformazione ferro e acciaio). I magistrati hanno spiegato che le attività continueranno ad operare sotto la gestione di un amministratore giudiziario già nominato (il commercialista Antonio Fresina) e ciò per evitare la perdita di centinaia di posti di lavoro.
“L’indagine – ha spiegato il pm Scalabrini - è nata da un’attività di verifica avviata dalla polizia tributaria di Trapani e subito è emersa una situazione preoccupante. L’attività d’indagine è stata compiuta in tempi molto celeri.Talvolta, infatti, questi reati vengono scoperti molto tempo dopo la loro commissione e per questo vanno in prescrizione”. A spiegare l’indagine sono stati anche il colonnello Carlo Ragusa e il maggiore Michele Ciarla. Quest’ultimo ha detto che “negli ultimi anni il gruppo Licata ha avuto circa 25 milioni di euro di contributi pubblici e chi faceva le false fatture necessarie ad incassarli riceveva una mancia del 2 o 3 per cento sull’importo risultante sulla carta”.
Sempre molto chiacchierato, al centro di alcune clamorose inchieste giudiziarie, Michele Licata ha portato alla massima espansione un impero che fu cominciato da suo padre, Mariano, scomparso nel 2012. Fu lui nel 1969 a porre la prima pietra dello stabilimento balneare “Delfino” che con il figlio poi diventerà in enorme sala ricevimenti con tanto di villaggio turistico annesso.
Piccola curiosità, che serve a capire come funziona il mondo, in questa parte di mondo che si chiama Sicilia: Michele Licata è il presidente dell’associazione degli albergatori marsalesi, “Marsala città turistica” il  rappresentante della categoria che stava lavorando dalla sua costituzione, nel 2013, a creare un consorzio turistico, per “rilanciare – si legge in uno dei comunicati – l’immagine della città”. Dopo i sequestri di ieri, la missione può dirsi compiuta….

LA CGIL. “L'operazione che ha portato al sequestro dell'ingente patrimonio dell'imprenditore marsalese del settore alberghiero Michele Angelo Licata e delle figlie Clara Maria e Valentina scardina, ancora una volta, un sistema economico di affari che poggia sulle fondamenta dell' illegalità a scapito dello Stato e di coloro che onestamente si adoperano per sviluppare e, in taluni casi, tenere in piedi le loro realtà imprenditoriali”.
E' il commento del segretario generale della Cgil di Trapani Filippo Cutrona a seguito dell'operazione che ha portato al maxi sequestro preventivo, per evasione fiscale e truffa allo Stato, di beni per 113 milioni di euro alla famiglia Licata e all'iscrizione nell'elenco degli indagati di 13 persone.
“L'utilizzo illecito dei finanziamenti pubblici e le fatture false – ha detto Cutrona – rappresenta un fatto gravissimo per la collettività e per l'intero territorio. A fronte di imprenditori senza scrupoli che utilizzano il denaro pubblico per arricchirsi ce ne sono tanti altri che contribuiscono alla crescita di importanti settori in via di espansione, quale è quello legato al turismo. Auspichiamo – ha concluso – che le lavoratrici e i lavoratori delle strutture ricettive sequestrate continuino, cosi come annunciato dagli inquirenti, a lavorare regolarmente”.
La Cgil esprime, infine, apprezzamento alla Procura di Marsala e alla Guardia di Finanza per la complessa operazione volta ad affermare la legalità.