Il presidente del Tribunale di Marsala, Gioacchino Natoli, lunedì, ha salutato gli avvocati, i colleghi, i professionisti con cui ha lavorato dal 2011. E’ stato infatti nominato Presidente della Corte d’Appello di Palermo, coronamento di una carriera sempre in prima linea. Sempre ieri arriva per Natoli il regalo più gradito: con grande sorpresa degli addetti ai lavori (ma non tutti, le indiscrezioni circolavano già da tempo) il Ministero della Giustizia certifica che il tribunale marsalese diventa protagonista di una rivoluzione che punta a un obiettivo di tutto rispetto, rendere al Sud una giustizia civile sufficientemente celere come quella che si inizia ad intravedere in alcuni tribunali del Centro-Nord a partire da Rovereto, Trieste, Lanciano, Asti, Verbania, Aosta e Torino. E il «modello Marsala» – coniato dal presidente del Tribunale, Gioacchino Natoli – dimostra che sulla giustizia civile si può fare addirittura meglio rispetto alle «buone pratiche» adottate con successo al Centro-Nord, a partire dalla capofila Torino.
Il ministero della Giustizia ha pubblicato sul suo sito lo studio sulle «performance dei Tribunali civili» (curato da Roger Abravanel con Stefano Proverbio e Fabio Bartolomeo) pianificato dall’«Osservatorio per il monitoraggio degli effetti sull’economia delle riforme della giustizia»presieduto dalla ex Guardasigilli Paola Severino: due milioni di cause – delle 5 milioni pendenti – prese in esame, 139 tribunali messi in classifica considerando la capacità di smaltire vecchi processi e non solo, valutazione dei costi derivanti per l’erario dalla giustizia lumaca (600 mila processi troppo lenti ai fini della legge Pinto sulla ragionevole durata le processo) che ammontano a 316 milioni di euro già spesi e a 406 ancora da tirare fuori.
Racconta Il Corriere della Sera:
Ma questa poderosa macchina di dati ha un padre: il giudice Mario Barbuto (già presidente del Tribunale e della Corte d’Appello di Torino) che un anno fa è stato chiamato a Roma, alla Direzione dell’organizzazione giudiziaria del ministero (Dog), dal Guardasigilli Andrea Orlando. E con Barbuto in via Arenula è iniziato il lento contagio del «modello piemontese» che in pochi anni aveva determinato a Torino il dimezzamento delle cause civili arretrate e il quasi azzeramento di quelle con anzianità superiore ai tre anni (le ultra triennali, Ut). L’idea di Barbuto è stata semplice quanto geniale: trattare innanzitutto i vecchi processi e «targare» i fascicoli con l’anno di iscrizione a ruolo. A Torino tutto questo ha portato, a regime, risultati notevoli. Così come a Milano esiste un «modello Milano» (27° in classifica) e un «modello Roma (42°), città che però devono fare i conti con le dimensioni dei rispettivi mega tribunali.
Lo studio del professor Abravanel evidenzia come «il modello piemontese» possa dare frutti – oltre che a Rovereto, Lanciano, Trieste, Asti, Verbania, Aosta, Udine, Lecco, Ivrea, Busto Arsizio, Lodi, Lanusei, Cuneo e Monza – anche al Sud dove i processi pendenti ultra triennali sono il doppio (40%) rispetto al Nord (19%) e ben superiori al Centro (27%). In una delle classifiche stilate dal ministero quelli di Marsala, Termini Imerese e Lanusei sono gli unici tribunali «meridionali» a figurare nel gruppo dei 27 uffici giudiziari virtuosi che hanno abbattuto sotto il 10% le cause ultra triennali pendenti. In un’altra classifica ministeriale, Marsala schizza al 3°posto della classifica dell’efficienza del processo civile dopo Lanciano e Trieste e prima di Asti mentre Torino è quinta.
«Marsala è un tribunale medio piccolo – spiega il presidente uscente Natoli – e ciò significa che i risultati ottenuti applicando il metodo Barbuto possono, volendo, essere ripetuti negli 80-85 tribunali con 25-30 giudici». Natoli che è stato al Csm e, in una vita precedente, pubblico ministero del processo Andreotti a Palermo, è convinto che «il giudice deve inseguire il fascicolo»: e quando si rende conto che il processo è datato «se lo deve togliere dalla scrivania prima di affrontare altro. Fatte salve le urgenze…»