Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
30/06/2015 00:02:00

Il viaggio in Sicilia di Goethe tra classicità e modernità

 Per la nuova casa editrice Libri mediterranei è appena uscita una nuova edizione del Viaggio in Sicilia di Johann Wolfgang Goethe, introdotta e curata da Carlo Ruta, e corredata in appendice  da oltre quaranta immagini in b/n.

La permanenza di Goethe in Sicilia durò un mese e mezzo, dal 2 aprile al 15 maggio 1787. Ben poco rispetto agli anni trascorsi nell’isola da Jean Hoüel, annotati nei volumi del Voyage pittoresque. Quell’esperienza dovette essere vissuta tuttavia con una intensità inusuale dall’autore del Werther, se gli permise di scrivere pagine tra le più significative sul suo viaggio «in incognito» in Italia.

Goethe si mostrò un osservatore scrupoloso, motivato ad annotare le «scoperte» quotidiane di arte, mineralogia e botanica, in un’isola che riassumeva al meglio, per lui, i confini e i caratteri della mediterraneità. Ma non limitò il suo interesse alla natura e alle opere d’arte. Volse lo sguardo pure alla vita dei siciliani, con osservazioni che, anche quando legate ad aspetti contingenti, giungono sino a noi con motivi di modernità.

Il poeta tedesco non tolse alcun velo ai retaggi della Sicilia classica, perché già altri lo avevano fatto. Non ebbe remore infatti nel lasciarsi guidare da Riedesel, di cui teneva le annotazioni siciliane «come un breviario o un talismano». Con l’isola delle grecità stabilì comunque una forte intimità poetica. E anche la variegata natura siciliana contribuì a suggestionarlo, facendolo sentire «naufrago» in luoghi che, in virtù dei loro richiami, si presentavano al suo sguardo, appunto, come un sorprendente riepilogo della vicenda mediterranea. Ancorandosi alla memoria omerica, si sentì attratto quindi dalla figura di Odisseo.

Interloquendo da vicino e in modo stringente con la Sicilia del mito, che vedeva prendere forma dalle rovine antiche e dai paesaggi naturali, Goethe completava in definitiva un percorso estetico, lungo una prospettiva che avrebbe avuto risonanze significative nell’immaginario intellettuale germanico e mitteleuropeo. Con buone ragioni, il neoromantico Hugo von Hofmannsthal, in uno testo del 1925, Sizilien und wir, affermava che «non c’è tedesco il quale, nel toccare il suolo di questa isola, non trovi nel genio di Goethe un inseparabile compagno».

 

 Goethe, Viaggio in Sicilia, a cura di Carlo Ruta, Libri Mediterranei, Scicli 2015, pp. 128,  ISBN  978-88-941046-2-2