La condanna a 3 anni e mezzo di carcere, nonché a 2 mila euro di multa, è stata invocata per Giacomo e Piernicola Abrignani, di 63 e 39 anni, padre e figlio, ex rappresentante e impiegato della sezione di Strasatti della Confederazione italiana agricoltori, che nel luglio 2013 rimasero coinvolti, insieme ad altre persone, in un’indagine della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura su una mega-truffa all’Inps attuata facendo incassare indennità di disoccupazione (in realtà non dovute) a diversi braccianti agricoli. Gli Abrignani, processati davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone, sono difesi dagli avvocati Giacomo Pipitone e Diego Tranchida, che affermano: “Giacomo e Piernicola Abrignani non hanno commesso alcun reato di truffa. Facevano soltanto le buste paga. Non hanno mai avuto rapporti diretti con il proprietario dei terreni e con il commercialista coinvolto nell’indagine”. Quest’ultimo è Giacomo Passalacqua, 73 anni, responsabile delle Acli a Strasatti, già condannato a due anni di reclusione, con pena sospesa. Davanti al gup, infatti, ha deciso di patteggiare la pena. I braccianti risultavano alle dipendenze di un agricoltore di Petrosino (Vincenzo Chirco, poi deceduto), che non aveva, però, terreni tanto vasti da giustificare l’impiego di tutti quegli operai. Cinque di loro, lo scorso anno, hanno preferito patteggiare la pena e sono stati condannati dal gup Parrinello, che ha inflitto un anno a Tommaso Pipitone, 10 mesi ad Antonino Sciacca e Andrea De Pasquale e 8 mesi a Gaspare Giacalone e Francesco De Vita. Per tutti, naturalmente, pena sospesa. Furono, invece, rinviati a giudizio e sono tutt’ora sotto processo Matteo Zerilli, Ignazio Fabio Lombardo, Giovanni Maurizio Giacalone, Antonio Francesco Monaco, Emanuele Maggiore, Giacomo Cosentino, Pasquale Zichichi e Marcella Barbara Giacalone. Nell’ambito di questo processo ha già testimoniato il maresciallo delle Fiamme Gialle della Procura Salvatore Missuto, che ha illustrato gli accertamenti effettuati e l’esito delle indagini che hanno portato a scoperchiare la pentola. Complessivamente, la truffa all’Inps, secondo l’accusa, sarebbe stata di circa 300 mila euro. I fatti contestati sono relativi al periodo compreso tra il 2006 e il 2009. L’indagine, nel luglio 2013, era sfociata negli arresti domiciliari di Giacomo e Piernicola Abrignani, e di Giacomo Passalacqua. A fornire l’input all’indagine era stato un controllo ispettivo effettuato nel 2010. Il raggiro era stato attuato facendo percepire a numerosi falsi braccianti (una quindicina furono gli indagati tra Petrosino e la zona di Strasatti) indennità di disoccupazione agricola non dovute. L’inchiesta fu coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Nicola Scalabrini. “Non si tratta di un semplice episodio di malcostume – dichiarò, nel 2013, il pm Scalabrini - ma di un sistema molto organizzato che aveva come punto di riferimento le associazioni di categoria agricole. A livello provinciale, però, Acli e Cia hanno collaborato all’indagine”. I testimoni ascoltati, inoltre, riferirono che Vincenzo Chirco, fino al ’91, quando divenne cieco, coltivava personalmente i propri vigneti. Non aveva bisogno di operai. Dal ’98 al 2011, per i 2 mila quintali di uva ammassati in una cantina sociale, la figlia ha incassato, in tutto, circa 40 mila euro. Sulla carta, però, Chirco senior avrebbe corrisposto retribuzioni per 350 mila euro, non versando contributi previdenziali e assistenziali per 80 mila euro. E’ chiaro che i conti non tornano.