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24/09/2015 06:30:00

Mafia. Al processo Eden 2 il racconto della rapina alla Tnt degli uomini di Messina Denaro

 Altri due testimoni della rapina ai danni dell’agenzia della “Tnt” a Campobello di Mazara (4 novembre 2013) hanno raccontato, in Tribunale, a Marsala, le drammatiche fasi del “colpo”. Sono stati il 35enne marsalese Francesco Paolo Pace, dipendente della “AG Trasporti”, e il 55 palermitano Giuseppe Piazza, che all’epoca guidava i tir per una ditta romana. Le testimonianze sono state rese nell’ambito del processo per “attività di favoreggiamento a Cosa Nostra” che vede alla sbarra tre persone coinvolte nell’operazione antimafia “Eden 2”, che lo scorso 19 novembre ha inferto un altro duro colpo al clan del boss latitante Matteo Messina Denaro. Imputati sono i castelvetranesi Vito Tummarello, di 54 anni, e Luciano Pasini, di 27, e il marsalese Andrea Pulizzi, di 50. Tummarello e Pasini devono rispondere della rapina all’agenzia della “Tnt”. Secondo la Dda (ieri, pm in aula Maurizio Agnello), la rapina avrebbe avuto come basista il Pasini, dipendente dell’azienda, mentre il “regista” sarebbe stato un nipote del boss Messina Denaro, il 37enne palermitano Girolamo “Luca” Bellomo, che davanti al gup di Palermo ha chiesto il processo con rito abbreviato. “Ero presente alla rapina del 4 novembre 2013 – ha dichiarato Pace - Noi stavamo lavorando quando sono entrate cinque o sei persone a viso coperto e armate. Indossavano casacche con la scritta polizia. Ci dissero che erano poliziotti e ci rinchiusero, a gruppi, in una stanza, legandoci con delle fascette. A quel punto, ho capito che non erano poliziotti”. Alle incertezze di Pace circa la domanda: “i rapinatori dissero a qualcuno che dopo vi potevano liberare?”, il presidente Sergio Gulotta ha ricordato al teste – che stava rispondendo alle domande degli avvocati Giuseppe Incandela, legale di Pasini, e Giuseppe Ferro di Gibellina, che assiste Tummarello – che lui, nel 2013, ai carabinieri ha dichiarato: “Poi slegarono Pasini e gli dissero che ci poteva liberare tutti dopo dieci minuti. Pasini, però, ci liberò subito tutti, anche se la porta era ancora chiusa”. E’ stato, quindi, ascoltato un altro testimone del fatto, il 55enne autista palermitano Giuseppe Piazza, che all’epoca guidava i tir per una ditta romana. “Io dormivo – ha raccontato Piazza - e sono stato svegliato da persone che mi hanno detto di essere poliziotti. Ho capito che non lo erano solo alla fine, dopo essere stato liberato. Erano sei o sette”. Nella prima udienza era stato ascoltato il responsabile della AG Trasporti, Filippo Calluso, che ha dichiarato: “In sette o otto si sono introdotti vestiti da poliziotti, ma con passamontagna. Hanno chiuso gli impiegati in un gabbiotto e hanno svaligiato un camion”. Tummarello è, inoltre, accusato anche di estorsione in danno del titolare di un ristorante-pizzeria di Castelvetrano, Giovanbattista Ligambi, costretto a sborsare, pare, il denaro dovuto per aver rilevato il locale. Il marsalese Andrea Pulizzi (che non è imputato per associazione mafiosa) è invece accusato di essersi introdotto nel sistema informato della Motorizzazione, di cui è funzionario, per “finalità estranee a quelle d’istituto”. In particolare, secondo l’accusa, avrebbe fornito (“In buona fede” spiega l’avvocato difensore Stefano Pallegrino) dati che potevano essere utilizzati per favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro. Nel corso della prima udienza, comunque, la sua posizione si è alleggerita. Sulla base, infatti, di documentazione fornita dall’avvocato Stefano Pellegrino, il pm della Dda Maurizio Agnello ha chiesto la modifica del capo d’imputazione. Inizialmente, infatti, Pulizzi era accusato di avere fornito i dati a Francesco Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro. Adesso, invece, l’accusa gli contesta di avere fornito quei dati ad alcune persone che a loro volta li hanno girati a Guttadauro. Alla prossima udienza, il 5 ottobre, sul pretorio dovrebbero salire i carabinieri che hanno svolto le indagini.