Un “dettaglio” relativo a uno dei casi di violenza contestati dall’accusa ha fatto “saltare” la prevista requisitoria del pm Antonella Trainito nel processo per le presunte “violenze” che nel 2011 sarebbero state commesse, secondo l’accusa, tra le mura della stazione dei carabinieri di Pantelleria. Ad essere picchiati sarebbero state persone fermate per controlli. Alla sbarra sono il maresciallo Claudio Milito, accusato di aver avuto “mano pesante” assieme a Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante. Di omessa denuncia, invece, sono accusati il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, e il maresciallo Giuseppe Liccardi, che all’epoca dei fatti era comandante della stazione di Pantelleria. Alla base del rinvio della requisitoria (che dovrebbe tenersi il 9 novembre) la data in cui, in caserma, sarebbe stato picchiato il romeno Iva Diomed. Da relazioni di servizio e dall’interrogatorio di un imputato (il maresciallo Liccardi), ha spiegato lo stesso pm, è emerso che la data è diversa da quella riportata nell’iniziale capo d’imputazione. Il rappresentante dell’accusa ha, quindi, fornito la data corretta. Ma per procedere alla requisitoria occorreva il consenso degli imputati interessati all’episodio per eventuali richieste di “termini a difesa”. Consenso che è stato prestato, per voce dei loro difensori, dagli imputati presenti. Il maresciallo Milito, però, era assente e quindi, come ha stabilito il Tribunale (presidente Sergio Gulotta), bisognerà notificargli la novità, che per i legali di parte civile “non cambia nulla”. Iva Diomed, infatti, non si è costituito parte civile. A differenza di quanto hanno fatto il marsalese Vito Sammartano, dalla cui denuncia è partita l’inchiesta, svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, il suo amico pantesco Massimo Barbera, entrambi assistiti dall’avvocato Gaetano Di Bartolo, e Giacomo Brignone, anch’egli di Pantelleria, assistito dagli avvocati Stefania Valenza e Leo Genna. A difendere gli imputati sono, invece, gli avvocati Stefano Pellegrino, Gianpaolo Agate, Maurizio D’Amico e Paolo Paladino. Nella precedente udienza, l’avvocato Pellegrino aveva prodotto sentenze e certificati penali riguardanti coloro che hanno accusato i carabinieri di averli picchiati. “Ho prodotto queste carte – spiegò il legale – per provare quali potessero essere i motivi di astio, acredine e risentimento da parte dei denuncianti nei rappresentanti delle forze dell’ordine che più volte li avevano perseguiti penalmente, anche arrestandoli”. Molti dei denuncianti (alcuni sono romeni) non si sono costituiti parte civile.