A volte ritornano. Lo fanno in sordina, non proprio a mille all’ora. Ma basta cominciare, piano piano, dopo le burrasche, per rimettersi in carreggiata. E quando lo fanno c’è sempre qualcuno che dimentica gli aspetti imbarazzanti che li hanno tenuti fuori, i motivi poco nobili o gli incidenti di percorso.
Doriana Licata diventa presidente del Rotary Club di Salemi. Un piccolo e prestigioso incarico per la politica di Campobello di Mazara rimasta fuori dalla scena dopo l’inchiesta antimafia Eden che ha coinvolto il fratello Aldo, arrestato nel 2013 perchè avrebbe comprato voti dalla mafia per la stessa Doriana, candidata alle regionali del 2012.
Una situazione imbarazzante per Doriana e tutta la famiglia, una famiglia conosciutissima nel Belice. Doriana Licata, ex assessore provinciale, esponente prima di Forza Sud (che il padre Leonardo ha contribuito a fondare con Gianfranco Miccichè) poi Grande Sud, e infine candidata alle ultime regionali del 2012 con il Partito dei siciliani-Mpa di Raffaele Lombardo. Doriana e Aldo sono nipoti di Carmelo Patti, ex patron della Valtur e destinatario di una richiesta di sequestro di beni per 5 miliardi di euro. Proprio così, 5 miliardi di euro, la più elevata mai fatta. Una richiesta ancora in corso e sotto l’esame degli inquirenti per la complessit del patrimonio da ricostruire.
E chissà se al Rotary di Salemi conoscono i passaggi poco gratificanti per Doriana Licata, dell’inchiesta Eden che due anni fa portò in carcere 30 persone ritenute vicine a Matteo Messina Denaro. Quei passaggi in cui gli inquirenti facevano luce sulla compravendita di voti per le elezioni regionali.
Nel frattempo la Licata presenta progetti sull’integrazione Antropologico Culturale, premia ragazzi delle scuole superiori, ospita personalità di spicco come Magdi Cristiano Allam. Licata si sbilancia, nella premiazione ai ragazzi al Castello Arabo Normanno di Castellammare: «per l'impegno dimostrato nell'affrontare i temi della solidarietà internazionale, per il coraggio nel portare avanti le proprie idee di libertà, per l'amore nei confronti della nostra patria, vivido esempio per le nuove generazioni, ringraziamo Magdì Allam, aggiunge, per il prezioso contributo e per l'impegno dedicato alla nostra terra».
Parole importanti, come anche “solidarietà e volontariato”, pronunciate dalla Licata una volta ricevuta la “campana” di presidente del Rotary di Salemi.
Licata torna sulla scena dopo l’abbandono della vita politica in seguito all’inchiesta che ha coinvolto il fratello. L’ex assessore provinciale, va detto, non è stata indagata in quella circostanza e ha lasciato l’incarico di vicesegretario regionale e segretario provinciale dei Democratici Riformisti.
Doriana Licata alle elezioni regionali del 2012 è arrivata con mille speranze. “O si è politici o si è siciliani. Io sono siciliana”, recitava lo slogan della Licata che tra i punti del suo programma c’era anche quello di creare un Casinò a Torretta Granitola, come voleva anche fare Ciro Caravà, l’ex sindaco di Campobello condannato a 9 anni in appello per concorso esterno in associazione mafiosa.
Aldo Licata, secondo le indagini degli inquirenti, si sarebbe attivato per comprare voti per la sorella. Avrebbe pensato a tutti Pietro Polizzi, ritenuto organico alla famiglia mafiosa di Campobello e stretto amico di Aldo Licata.
Pietro Polizzi è figlio di Nicolò, ritenuto uomo di spicco della consorteria mafiosa di Campobello e legato da una amicizia storica con Matteo Messina Denaro. Tra Pietro Polizzi è Aldo Licata c’è una vecchia amicizia, condividono la passione per le auto. Una volta volevano anche correre insieme ad una gara, con la Ferrari di Aldo Licata. L’avrebbe guidata Piero, che al volante pare essere un fenomeno. Sulle sue capacità di guida si sarebbe espresso anche Matteo Messina Denaro che sarebbe stato accompagnato da Pietro Polizzi a Catania, alla fine degli anni 90’ quando “Diabolik” era già latitante da qualche anno.
Dunque nel 2012 Doriana si vuole candidare. “A Doriana Licata se l’è tirata pure lui...Doriana Licata alla Regione si deve candidare e vuole aiuto…”. A parlare è Nicolò Polizzi, papà di Pietro. I Polizzi cominciano a mettersi in moto nel 2011. Dalle indagini condotte dalla Dda è emerso che nei territori di Messina Denaro un voto costava cinquanta euro. E un pacchetto di 500 voti era in vendita anche con lo sconto, a 15 mila euro. “Duemila ora e tredicimila a cose fatte” spiegava Nicolò Polizzi, già condannato con l’abbreviato, al figlio Pietro Luca. “Tredicimila quando affaccia 'u santu”, ovvero quando il consigliere viene eletto.
Per l’approdo all’Ars, Polizzi junior avrebbe calcolato una “spesa” di circa 200 mila euro. Anche se non è chiaro se quella cifra fosse per comprare i voti o per le spese elettorali. In ogni caso, Doriana Licata non fu eletta (totalizzò 4.686 voti). Adesso presiede il Rotary di Salemi, organizza seminari, premi, campagne di prevenzione itineranti.