Aminta Altamirano Guerrero, la donna messicana residente ad Alcamo accusata di avere ucciso il figlio, "voleva suicidarsi. E la polizia lo sapeva". Lo ha riferito nel processo che si tiene a Trapani in Corte d'Assise, Antonino Maniscalchi, cognato dell’imputata, sentito nell’ambito del processo per la morte del piccolo Lorenz Renda. Maniscalchi ha raccontato di averne parlato, il 27 giugno del 2014, con il sostituto commissario Salvatore Biondo. “La conosciamo, non s’ammazza”, avrebbe risposto l’investigatore, rassicurando Maniscalchi e la moglie. Il 13 luglio, appena un paio di settimane dopo quella conversazione, Aminta Altamirano Guerrero telefonò all’ex compagno, Enzo Renda, in Germania. “Gli disse – ha riferito oggi Maniscalchi – di avere scoperto che lui aveva l’amante e che si sarebbe suicidata con il bambino. Dopo la telefonata, Enzo mi chiamò immediatamente. Era preoccupatissimo. Mi chiese di attivarmi per chiamare la Polizia. Ne parlai con il legale di mio cognato e concordammo di avvisare la Polizia il giorno seguente. La mattina successiva mio cognato, Roberto, avrebbe dovuto recarsi presso il commissariato”. Il pubblico ministero Sara Morri ha chiesto alla Corte d’Assise di risentire il sostituto commissario Salvatore Biondo, a riscontro di quanto detto dal teste in aula.