Una sentenza scontata. E’ quella emessa dal giudice monocratico Matteo Giacalone nel processo riguardante il caso della contestata truffa ai danni dello Stato - commessa, secondo l’accusa, attraverso i meccanismi della legge 488 del 1992 - nel corso della realizzazione del “Selinunte Beach Hotel”. Ad azzerare l’accusa è stata la prescrizione. Come, per altro, chiesto dallo stesso pm, che calendario alla mano non aveva potuto fare altro che rilevare i troppi anni trascorsi dall’epoca dei fatti. E così il giudice ha sentenziato il “non luogo a procedere”, con dissequestro dell’albergo. In fumo, dunque, tutto il lavoro svolto dalla Guardia di finanza di Castelvetrano e dalla magistratura. I legali della difesa avevano, comunque, chiesto al giudice di pronunciarsi “nel merito” con un’assoluzione. In caso di prescrizione, infatti, gli imputati, evitata la condanna penale, rischiano però di andare incontro a una serie di conseguenze di natura amministrativa. In subordine, la difesa si accontentava della prescrizione. Alla sbarra, imprenditori, commercianti e artigiani fornitori di beni e prestazioni d’opera che avrebbero emesso quelle “false fatture” necessarie per incassare gli “indebiti” finanziamenti. Tra i reati a vario titolo contestati, anche false dichiarazioni ed evasione fiscale. Imputati erano i castelvetranesi Giovanni Cascio, di 68 anni, Girolamo Grande, di 61, Eugenio Brillo, di 64, Mario Aldo Brillo, di 60, e Giacomo Fundarò, di 70, e i marsalesi Antonino Titone, di 57, Salvatore Ciaramidaro, di 61, e Girolamo Bartolomeo Castiglione, di 53. Artefici della truffa, secondo l’accusa, sarebbero stati Cascio, amministratore della Seven Turist, Grande, amministratore della Grande Immobiliare (con Eugenio Brillo) e della Costruzioni immobiliari, Amedeo Brillo, direttore dei lavori della Seven Turist, e Fundarò, amministratore della A.S. Costruzioni. I finanziamenti concessi furono di oltre due milioni e mezzo di euro. La struttura alberghiera, prima sequestrata e poi dissequestrata, è tutt’ora in funzione. E’ composta da tre corpi di fabbrica (per 88 camere, su due piani e cantinato). False fatture e false dichiarazioni, secondo gli investigatori, indussero i funzionari del ministero delle Attività produttive ad autorizzare, nel maggio 2005, l’erogazione di un finanziamento di 934.704 euro (a carico del bilancio nazionale) e 400.586 euro (bilancio regionale) e poi, nel novembre 2006, di 1.335.292 euro.