“Marco De Bartoli: la visione di un territorio e di un vino” è il tema dell’incontro che si terrà questo pomeriggio al complesso monumentale San Pietro, a partire dalle ore 17:00, e dedicato all’imprenditore vitivinicolo marsalese, scomparso nel 2011, e che molti suoi amici ed estimatori definivano più semplicemente il “Vignaiolo” di Marsala. Al convegno promosso dall’assessore all’Agricoltura Antonino Barraco, parteciperanno il sindaco Alberto Di Girolamo, Giancarlo Gariglio (curatore della Guida Slow Wine), Davide Paolini (giornalista del Sole24Ore), Ciccio Sultano (chef stellato), Franco Rodriquez (v. presidente regionale AIS), Ercole Alagna e Giusto Occhipinti (produttori vitivinicoli), l'assessore regionale alle Politiche Agricole Antonino Cracòlici.
Un convegno organizzato per celebrare la figura di De Bartoli, vignaiolo fuori dagli schemi, che ha dato tanto a questo territorio e soprattutto ha dato un grande contributo di innovazione a tutto il comparto vinicolo, riuscendo con caparbietà a far riaffermare il "Marsala" sia in Italia che all’estero, proprio in un periodo in cui non andava per niente bene sui mercati.
De Bartoli "Il Vignaiolo" - Tenacia, grande competenza e amore per la propria terra fanno di Marco De Bartoli uno tra i produttori più prestigiosi della Sicilia. Nato in una famiglia che già da secoli coltivava l’uva per la produzione del Marsala, De Bartoli aveva due grandi passioni: la produzione del suo vino e le auto d'epoca e da corsa; e il suo primo obiettivo, vivendole entrambe intensamente era uno solo: arrivare il più avanti possibile. Nel 1978 fresco di laurea in agronomia subentra alla madre Josephine nella conduzione del Baglio Samperi. E’ un periodo difficile, l’azienda va male, come tante altre aziende locali. Il Marsala ha perso l’appeal e l’identità di un tempo che lo avevano reso il vino più famoso al mondo negli anni ’50 e ’60; non è più richiesto dai consumatori ma De Bartoli non molla e decide di puntare tutto sull'alta qualità. Ha una sua precisa intuizione che lo proietta nel futuro utilizzando però l’antico processo d’invecchiamento Soleras. Cambia così le regole di produzione del Marsala e non solo. Usando sempre il vitigno Grillo miscela in dosi ben precise una piccola parte delle nuove annate alle vecchie così da ottenere un vino equilibrato e dal gusto unico ed inimitabile, senza ricorrere all'aggiunta di alcol di vino per fortificarlo.
Il suo Vecchio Samperi, che lui stesso porta in giro per l'Italia, a bordo delle auto sportive d'epoca della sua collezione, conquista i mercati e viene riconosciuto come il migliore dei Marsala. Nel 1983 produce il Marsala Superiore, vino invecchiato in botti di rovere con l’aggiunta di una miscela di uva Inzolia e acqua vite. L’azienda cresce e De Bartoli guarda ad un’isola del mediterraneo. A Pantelleria acquista un dammuso del ‘700 e cinque ettari di vigneto in una zona chiamata Bukkura, che in arabo significa padre della vigna, dove inizia la produzione di uve Zibibbo. Nel 1984 lancia sul mercato il suo straordinario Passito a cui dà il nome di Bukkuram.
De Bartoli lavorerà a lungo per rilanciare il Marsala di qualità, e nel 1993 diviene presidente dell’Istituto Regionale del Vino e della Vite.
In quegli anni ha provato a promuovere la qualità, la denominazione d’origine, le fiere e l'associazionismo, cercando di abbattere il muro di gomma di un mondo restìo alle innovazioni e al cambiamento.
Una mattina del 1995 la Procura di Marsala lo accusa di sofisticazione. Così, lui stesso, ricorda quella vicenda nella biografia scritta da Attilio Vinci per Veronelli: “Quando è avvenuto il fattaccio io stavo prendendo quota. Dopo quindici anni di investimenti mi apprestavo a raccogliere i frutti. Sono stato colpito nel momento di maggiore crescita. Avrei festeggiato il fatturato più consistente della storia della mia azienda. Una cattiveria, la fine riservata in Sicilia a chi dimostra di sapere fare. Cinque anni per avere l’assoluzione: ci siamo sbagliati, il fatto non sussiste…"
Nonostante la delusione non si arrende, continua da solo per la sua strada, e si toglie di dosso l’infamia del sospetto producendo vini di straordinario successo.
De Bartoli "Il Pilota" - Come già anticipato, l’imprenditore De Bartoli è cresciuto con una passione infinita per le auto da corsa e d’epoca che collezionava e guidava anche in gara. Le corse costituiscono un aspetto importante della sua vita. Sono la riprova di un uomo abituato al confronto, alla competizione e a non tirarsi mai indietro. Così era nel suo lavoro, così nelle corse. E’ stato un grande specialista del piccolo circuito delle Madonie, disputando cinque edizioni della Targa Florio, a bordo di Lancia Fulvia HF, Alfa Romeo GTA e Osella 1300, vincendo nella propria classe per ben due volte: nel 1972, in coppia con il suo amico e concittadino Benny Rosolia su Fulvia HF 1300 e nel 1977, in coppia con il piemontese Pasquale Anastasio, su Osella 1300.
Disputò anche diverse cronoscalate, tra le quali la classiche Monterice e Monte Pellegrino e tante gare in pista con risultati più che discreti.
Disputò la sua ultima corsa proprio alla Monte Erice del 1979.
Il ricordo - Così lo ricordano due suoi tanti estimatori.
Carmelo Corona. Uno dei più singolari personaggi del mondo del vino globale. Un eclettico e poliedrico conterraneo dall’aspetto burbero ma in fondo buono perché schietto, genuino, autentico. Un siciliano molto contrastato e contestato soprattutto per quello che in altre parti del mondo è un pregio ed in Sicilia (tutto un mondo a parte!) è un difetto: dire senza peli sulla lingua quello che si pensa. Un modo di fare (ma soprattutto di essere) che in un terra come la Trinacria difficilmente può portare stima e apprezzamenti. E lui era fatto così. Era così. E, da siciliano evoluto (forse troppo!), se ne fregava altamente se i suoi modi infastidivano gli ipocriti di turno (in Sicilia, il “partito” di maggioranza assoluta). Era troppo avanti rispetto a tutti gli altri, un imprenditore-vignaiolo a cui non piaceva come funziona la Sicilia ed il modo di fare il vino e lo diceva chiaro e tondo. Non perdeva occasione per evidenziare e criticare quel cieco individualismo e quel perverso disfattismo, tipici del siciliano medio, principali responsabili della mancanza di quella “overdrive” che è sempre mancata a questa terra “maledetta” baciata dal sole e abbracciata dal mare. Ho sempre seguito la sua contrastata e prestigiosa carriera di vignaiolo dalla stampa tecnica e, soprattutto, dai suoi splendidi, incomparabili vini.
Luciano Pignataro. I vini di De Bartoli sono stati straordinari, incredibili, unici. Sono la dimostrazione di come un grande artigiano del vino, coerente e ricco dentro possa cambiare la storia in un contesto difficile, dove i più si accontentano del meno.