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13/01/2016 06:25:00

"Non offese la Myr". Marsala, Giulia Adamo vince causa contro Ombra

 In campagna elettorale si possono usare parole grosse, definire un gruppo imprenditoriale "un sistema di scatole cinesi", o parlare di "cricca", perchè è il clima che lo permette. E’ quanto ha stabilito il Tribunale di Marsala, con sentenza dello scorso 18 Dicembre, rigettando la richiesta di risarcimento danni fatta dalla MYR di Marsala contro Giulia Adamo e il Comune di Marsala. Massimo Ombra, legale rappresentante della Myr, aveva querelato l’ex Sindaco di Marsala e il Comune per alcune affermazioni durante e dopo la velenosa campagna elettorale del 2012, quella che vedeva contrapposti Salvatore Ombra (fratello di Massimo) e Giulia Adamo, e che aveva come oggetto del contendere il futuro del porto di Marsala.
La Myr, società del gruppo Ausonia, il 7 Luglio 2009 ha presentato istanza di concessione demaniale marittima per una porzione del porto di Marsala, per realizzare un approdo turistico. Il progetto è chiamato “Marina di Marsala”, prevede la realizzazione di un porto turistico da oltre 1000 posti barca, con diversi servizi a terra. Il progetto è stato inserito nel Piano Strategico del Comune di Marsala, ed è stato consegnato, definitivamente, dopo che la conferenza di servizio aveva escluso una proposta di un’altra impresa.
Massimo Ombra aveva citato in giudizio Giulia Adamo per la “campagna mediatica denigratoria” nei confronti del progetto e della Myr stessa. Il riferimento è alle diverse conferenze stampa (e come dimenticarle!) tenute da Adamo durante la campagna elettorale, e ad alcune interviste rilasciate quando poi divenne Sindaco di Marsala. Adamo, da sempre avversa al progetto, puntava ad una “semplice riqualificazione” del porto, tramite la sua messa in sicurezza. Un progetto, in verità, sparito nel nulla e per il quale l'ex Sindaco aveva annunciato finanziamenti da parte della Regione per 50 milioni di euro che non sono mai stati stanziati. Nella causa, Adamo,  da parte sua, si è difesa sostenendo che le dichiarazioni incriminate e ritenute offensive da Ombra andavano viste in un contesto più generale, e che era stato Massimo Ombra stesso, secondo lei, ad inasprire il clima.
Per il giudice, Giulia Adamo, nelle sue dichiarazioni esercitava un “diritto di critica”, “l’espressione di un giudizio o di un’opinione che non può essere rigorosamente obiettiva”. E l’abuso del diritto di critica non è dato “dalla maggiore aggressività”, quanto piuttosto dalla sua “gratuità”, cioè quando magari non è pertinente ai temi in discussione o lesiva della dignità altrui. In politica, poi, riconosce il giudice, la polemica si può portare all’estremo. Ebbene, le dichiarazioni di Giulia Adamo sono state rese in un clima di contesa politica, scrive il giudice, che però in qualche modo identifica i due fratelli, Massimo (estraneo alla contesa elettorale) e Salvatore (che invece era candidato).  “Si sta cercando di reglare il porto di Marsala per 60 anni ad un privato che se lo prende e lo gestisce come caspita vuole” era una delle frasi ricorrenti di Giulia Adamo, che parlava della Myr come di un “sistema di scatole cinesi”. Per il Tribunale le dichiarazioni di Adamo non sono in alcun modo diffamotrie, e non ledono la reputazione della Myr, perchè, “nell’ambito della contesa politica è consentito portare all’estremo la polemicità”.
E per tutte le dichiarazioni fatte da Giulia Adamo in qualità di sindaco, e cioè quando la campagna elettorale era finita? Anche in quel caso vale il diritto di critica, anche delle espressioni più forti come “il gruppo Ombra sta brigando con metodi più che scorretti” o il riferimento, sempre parlando degli Ombra, come di “una cricca di presunti imprenditori”, i cui interessi sono “confliggenti con il bene comune della città”. Per il giudice, infatti, si tratta di valutazioni legittime sulla bontà del progetto della Myr dal punto di vista di Giulia Adamo. E’ indubitabile la “coloritura” del linguaggio dell’ex Sindaco Adamo, ma, dice il tribunale, trova giustificazione “in relazione agli interessi in gioco”. Ecco perchè il Tribunale di Marsala rigetta la domanda della Myr, con la condanna al pagamento a rimborsare le spese del giudizio.