Libera non gestisce direttamente le cooperative sui beni confiscati. Le sostiene, ne accompagna lo sviluppo, ne condivide il cammino. C’è una comunanza di obbiettivi e di ideali, ma la gestione, l’amministrazione, la ragione sociale restano autonome: questo è bene chiarirlo una volta per tutte! Libera è un coordinamento di associazioni. Difendere la sua dignità è difendere quella delle 1.600 realtà che ne fanno parte, diverse per riferimenti, storia, competenze, ma unite nell’impegno contro le mafie e la corruzione.
Vent’anni fa abbiamo raccolto 1 milione di firme per l’approvazione della legge 109 sulla confisca e l’uso sociale dei beni delle mafie. Al di là delle difficoltà di applicazione della legge, quei beni hanno significato lavoro, crescita culturale e riscatto sociale per tante persone. Luoghi dove migliaia di giovani hanno praticato la responsabilità, che è la precondizione della legalità e della democrazia. Ci sono molte cose da migliorare, ma attenzione a generalizzare, a dire che tutto non funziona o peggio che tutto è sporco, perché il rischio è di buttare via, con l’acqua sporca, anche il bambino, inculcando il cinismo e la rassegnazione, l’idea che in questo Paese è inutile impegnarsi perché non cambierà mai nulla.
La lotta alle mafie, alla corruzione, al furto di speranza, ha bisogno della repressione, ma la repressione non basterà mai senza una presa di coscienza collettiva, senza una nuova mentalità, senza comportamenti ispirati al bene comune.
Da questo cammino ventennale abbiamo tratto tante fatiche, diverse soddisfazioni ma nessun vantaggio materiale. I finanziamenti riguardano solo progetti di formazione (e sono tutti rendicontati e messi a bilancio) e, quanto ai beni confiscati, Libera ne gestisce direttamente solo sei, piccoli appartamenti trasformati in sedi locali dell’associazione.
Libera non riceve nessun bene – ha sottolineato il giugno scorso Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia per i beni confiscati – i beni vengono dati ai Comuni che poi li assegnano alle cooperative. Sono loro che operano insieme a Libera, che agisce soprattutto nella fase di formazione della cooperativa stessa, ma le strutture non sono di Libera, è sempre il Comune che le assegna.
Ferisce e amareggia questa campagna di discredito che mira a demolire il nostro percorso. Libera non è perfetta – ci mancherebbe – ma è una realtà pulita, che agisce per servizio e non per potere. Questo vorrei fosse tenuto in conto da chi oggi denigra e diffama senza conoscere e, il più delle volte, senza muovere un dito.
Don Luigi Ciotti